Regia di Fatih Akin vedi scheda film
Dalla Germania un film di "denuncia" sulla stortura di certa legge annichilita da cavilli giudiziari. Ma anche un dramma, scaturito dalla cieca e fanatica tendenza estremista che colpisce -spesso- i più puri e innocenti. Interpretato con profonda immedesimazione dalla bravissima Diane Kruger.
Amburgo. Una coppia, affiliata ad un movimento estremista, con un ordigno artigianale compie un attentato in un quartiere popolato da immigrati. Muiono Nuri (Numan Acar) ed il piccolo figlio Rocco. La moglie di Nuri, Katja Sekerci (Diane Kruger), riconosce una ragazza, quella che ha lasciato sul luogo del massacro una bicicletta con l'esplosivo. Supportata dall'avvocato Danilo Fava (Denis Moschitto) cerca giustizia, mentre in tribunale compare -testimone della difesa- il greco Nikolas Makaris, titolare di un albergo e a capo del partito neofascista "Alba dorata".
Il duemila lo abbiamo lasciato alle spalle da tempo, ma purtroppo la cinica e spietata indifferenza che muove cervelli malati (qui filo hitleriani ma guardando in direzione opposta, ovvero sull'altro "lato", il discorso non cambia) è rimasta ferma al Medioevo. Solo il figlio di un immigrato turco in Germania (il regista Fatih Akin) poteva dirigere un film con tale sensibilità e tale orgogliosa denuncia. Perchè spesso ad uccidere non sono solo le armi. Anche la mala giustizia (che non prospera solo in Italia) può colpire e distruggere una persona: nello specifico la dolce e indifesa Katja (una strepitosa Diane Kruger).
In un clima opprimente, caratterizzato da un cielo cupo e grigio, si muove un'anima in pena, alla ricerca di una sfuggevole giustizia, abbandonata a se stessa (pure dai più stretti parenti) e persa nelle asfittiche vie di Amburgo, costantemente battute dalla pioggia (ma anche la location greca propone un cielo cinereo, grigio e spento, quasi che la natura stessa fosse partecipe al dolore che affligge la sfortunata protagonista). Suddiviso in tre atti (famiglia, giustizia e mare), Oltre la notte sprofonda con decisa consapevolezza nel dramma più toccante.
Non sorprende la sconvolgente presa di posizione finale di Katja, che viaggia spedita oltre il buio della notte, ovvero nelle tenebre profonde della morte: unica, pietosa e comprensiva, testimone di una (in)giustizia che macchia inesorabilmente la dignità di alcuni esseri che, definire umani, è decisamente inopportuno.
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