Regia di Fatih Akin vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 2017 – CONCORSO – PREMIO PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE FEMMINILE A DIANE KRUGER – CINEMA OLTRECONFINE
Katja è una bionda avvenente trentenne tedesca che vive ad Amburgo assieme al marito emigrato turco che gestisce un0agenzia di cambio di valute, ed un figlio in età scolare.
Tutto pare procedere bene, almeno sino al giorno in cui la donna, lasciato il figlio presso l’ufficio del marito, riesce a salvarsi da una esplosione in cui invece rimangono uccisi gli altri due membri della famiglia.
Sconvolta, sola e con il rimorso di aver probabilmente incontrato l’esecutrice materiale dell’attentato, chiaramente rivolto a colpire la comunità turca presente in città nel cuore del quartiere abitato in prevalenza da immigrati turchi, la donna, abbandonata e sfiduciata dalle soluzioni inefficaci di una giustizia burocratica e farraginosa, decide di proseguire in un’opera di giustizia personale, conducendo una propria forsennata ricerca dei colpevoli, e intenzionata ad eliminarli di proprio pugno.
Il bravo regista di origine turca Fatih Akin, pure lui emigrato ad Amburgo da bambino, racconta un episodio di finzione liberamente ispirato ad una situazione di vita che lo stesso ha vissuto sulla sua pelle (la condizione di emigrato), e sulla fattispecie di deplorevoli azioni terroristiche che sconvolsero la medesima città negli anni ’90, ad opera di sedicenti fazioni estreme di stampo xenofobo, miranti a scoraggiare la presenza di immigrati in terra germanica.
Purtroppo tuttavia, nonostante le migliori intenzioni certamente manifestate dal pur bravo regista, nonostante la passione con cui Diane Kruger affronta di petto una parte complessa, dolorosa e difficile da rendere (l’attrice franco-tedesca si impegna, soffre e si dispera come è consono che accada nell’affrontare e dare credibilità e coerenza alla tragedia che affligge la sua maschera di donna travolta dalla violenza senza limiti, ma il premio guadagnato a Cannes per la migliore interpretazione femminile, da una parte non vergognoso, è tuttavia indicativo ed ulteriore corollario di conferma di una edizione 2017 del tutto sottotono rispetto alla media), il film si presenta completamente sbagliato, pedante già dalle prime situazioni (il bambino che rischia di essere investito come motivazione per farci intuire le apprensioni di una madre... assurdo), zoppicante ed incerto quanto a dinamica di racconto, e davvero poco convincente in tutta la sua seconda parte che prepara ad un drammatico quanto plateale epilogo infuocato.
Rispetto alle prove precedenti, e riferito senza alcun rancore ma solo con una certa delusione addosso, In the fade rappresenta davvero un clamoroso passo falso, proprio di un autore che, nel voler raccontare una vicenda che egli sente molto vicina a sé, per lo stesso motivo smarrisce la lucidità e il dono del saper raccontare con cui ci ha convinto nelle precedenti versatili e spesso anche complesse opere del passato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta