Regia di Erick Zonca vedi scheda film
Un Vincent Cassel che definire sorprendente è poco, ispettore di polizia (anzi no: dal 1995 in Francia si chiamano “comandanti”) dinocolato, sbevazzone, perennemente dentro il suo cappottone come fosse Colombo (coi suoi radi e sudaticci capelli appiccicati in testa ha dato vita e corpo a un vero e proprio personaggio che potrebbe tranquillamente diventare seriale), sulla cui scia prende velocità anche un ottimo Romain Duris, un professore schizzato, appuntito e a sua volta non meno border line dell’altro, sono già elementi sufficienti per apprezzare questo “Fleuve Noir”.
La storia è un classico giallo, niente di sorprendente, e la regia non fa altro che il suo semplice dovere. Piuttosto, spero a causa di tagli voluti da chissà quale autorità con potere decisionale (di solito sono le distribuzioni), vi si trovano evidenti difetti attribuibili al montaggio (il comandante Visconti passa da un cazziatone al caffè col figlio ad una visita a domicilio in un batter di ciack, senza nessun respiro in mezzo), ed anche la sceneggiatura, con mezza stazione di polizia indaffarata a pieno organico nella ricerca di un adolescente scomparso (difficilmente accadrebbe nella realtà) ha le sue pecche.
Ma il modo di camminare, di guardare, di rincorrere ogni pista sempre col fiatone perennemente a rischio di infarto, la figura di questo comandante Visconti che si fa offrire da bere (e bere forte) da chiunque, ben temperata anche dalla storia collaterale del figlio piccolo spacciatore e della “sbandata” con la testimone chiave davvero meritano considerazione.
Detto da uno al quale, peraltro, Vincent Cassel non è mai stato simpatico.
Un Vincent Cassel che definire sorprendente è poco, ispettore di polizia (anzi no: dal 1995 in Francia si chiamano “comandanti”) dinocolato, sbevazzone, perennemente dentro il suo cappottone come fosse Colombo (coi suoi radi e sudaticci capelli appiccicati in testa ha dato vita e corpo a un vero e proprio personaggio che potrebbe tranquillamente diventare seriale), sulla cui scia prende velocità anche un ottimo Romain Duris, un professore schizzato, appuntito e a sua volta non meno border line dell’altro, sono già elementi sufficienti per apprezzare questo “Fleuve Noir”.
La storia è un classico giallo, niente di sorprendente, e la regia non fa altro che il suo semplice dovere. Piuttosto, spero a causa di tagli voluti da chissà quale autorità con potere decisionale (di solito sono le distribuzioni), vi si trovano evidenti difetti attribuibili al montaggio (il comandante Visconti passa da un cazziatone al caffè col figlio ad una visita a domicilio in un batter di ciack, senza nessun respiro in mezzo), ed anche la sceneggiatura, con mezza stazione di polizia indaffarata a pieno organico nella ricerca di un adolescente scomparso (difficilmente accadrebbe nella realtà) ha le sue pecche.
Ma il modo di camminare, di guardare, di rincorrere ogni pista sempre col fiatone perennemente a rischio di infarto, la figura di questo comandante Visconti che si fa offrire da bere (e bere forte) da chiunque, ben temperata anche dalla storia collaterale del figlio piccolo spacciatore e della “sbandata” con la testimone chiave davvero meritano considerazione.
Detto da uno al quale, peraltro, Vincent Cassel non è mai stato simpatico.
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