Trama
Dany, il figlio adolescente degli Arnault, è scomparso. Del caso si occupa François Visconti, un capo della polizia stanco e disilluso che è stato da poco lasciato dalla moglie. Se da un lato indaga sulla scomparsa di Dany, dall'altro lato François è riluttante a prendersi cura del figlio sedicenne Denis, che sembra essere coinvolto nel traffico di droga. Quando il signor Bellaile, l'insegnante privato di Dany, viene a sapere della scomparsa del suo ex studente, offre il suo aiuto a Visconti.
Approfondimento
BLACK TIDE: UN CASO DI SCOMPARSA (E CATTIVI GENITORI)
Diretto da Erick Zonca e sceneggiato dallo stesso con Lou de Fanget Signolet, Black Tide racconta le indagini sulla scomparsa di Dany, il figlio adolescente della famiglia Arnault. Il caso è assegnato a François Visconti, un detective disilluso e stanco che è stato da poco lasciato dalla moglie. Per ironia della sorte, François indaga sulla scomparsa di un adolescente che potrebbe avere la stessa età di suo figlio Denis, un sedicenne di cui non si prende cura e che sembra essere invischiato nel traffico di sostanze stupefacenti. Quando il signor Bellaile, il tutor francese di Dany, scopre della scomparsa del suo ex studente, si mette a disposizione di François, offrendogli il suo aiuto.
Con la direzione della fotografia di Paolo Carnera, le scenografie di Djamil Mostefaoui e Christophe Couzon, i costumi di Nathalie Benros e le musiche originali di Rémi Boubal, Black Tide è l'adattamento del romanzo Un caso di scomparsa dello scrittore israeliano Dror Mishani, pubblicato nel 2011. A spiegare le ragioni dell'adattamento sono le parole dello stesso regista: "Black Tide spinge a indagare sulla difficile e a volte terribile relazione che intercorre tra genitori e figli attraverso un'intricata trama piena di falsi indizi e condita da umanità maltrattata, violenta. Quella scritta da Mishani è una storia che affronta temi molto delicati, così come affronta i peggiore dei tabù: l'incesto e l'omicidio. Per affrontare tali tematiche, ho scelto di usare i canoni del codice noir ricorrendo a poliziotti, suspence e mistero. Sentivo che era importante ricorrere a tale mezzo per mettere al pubblico di avvicinarsi alle rive del terrore con una zattera che permettesse di mantenere le distanze dall'orribile verità trattata.
Ho scelto dunque di mettere in scena un personaggio che racchiudesse in sé tutti i cliché del poliziotto disilluso, stanco e cieco, che ha ancora la determinazione di portare alla luce la verità. Il protagonista del noir si perde e si ritrova nuovamente affrontando il male: questo è l'unico modo che ha per rinascere dalle ceneri devastanti e fumose di un mondo insopportabile. François, un capo della polizia che investiga sulla scomparsa dell'adolescente Dany, ha problemi con il proprio figlio, che è per lui una vera delusione: non riuscendo a trovare nulla in cui identificarsi nel giovane, ha sempre avuto difficoltà a trovare un punto di contatto con quel figlio inizialmente non voluto. Il loro rapporto è oramai giunto a un punto critico e il ragazzo sta per rompere ogni legame con il padre. Durante le indagini, scopre un lato della genitorialità per lui inedito e quasi complementare al suo, quello rappresentato da Solange, la madre dello scomparso. Solange è una persona capace di fare grandi sacrifici per i figli: di fronte alla sua sofferenza e al suo inconsolabile dolore per un figlio forse morto, François rimane molto colpito. Ovviamente, il resto della storia mostrerà come in realtà le cose non sono come appaiono: sotto la calma superficie, si cela qualcosa di oscuro e pericoloso.
C'è un'altra persona che viene coinvolta nell'indagine: Yann Bellaile. Si tratta dell'uomo che aveva fatto da tutore al ragazzo scomparso. Sposato e da poco padre, costui prende parte al caso per ragione per lui molto importanti. I suoi tentativi di risolvere il mistero finiscono però per metterlo in una posizione molto vulnerabile man mano che ci si avvicina alla realtà. La realtà può assumere un'aura fittizia, può divenire una storia che ci raccontiamo per affrontare meglio le verità degli altri, per confrontarci con la violenza dell'esistenza e, perché no, per risolvere tragedie come quelle vissute da un proprio studente. Per tale ragione, Yann seguirà molto da vicino l'inchiesta di François quasi fino al punto in cui diventerà un'ossessione per quest'ultimo. I percorsi dei due uomini sono però disseminati di insidie che portano verso strade sbagliate. Colui che per lavoro deve trovare la verità e colui che vuole raggiungerla attraverso la scrittura prenderanno entrambi un tragico abbaglio. Verrà loro a mancare il terreno sotto i piedi a causa delle azioni di una donna intrappolata dalla sua stessa famiglia, dal suo amore per i figli e dalle sue battaglie in quel mondo infernalmente complesso che è la vita".
Il cast
A dirigere Black Tide è Ercik Zonca, regista e sceneggiatore francese. Nato nel 1956 a Orléans da una famiglia di origine italiana, a 17 anni si è trasferito a Parigi per diventare sceneggiatore. Si è dunque iscritto ai corsi di Blanche Salant per comprendere al meglio il lavoro degli attori prima di decidere di… Vedi tutto
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Commenti (7) vedi tutti
Un personaggio veramente disgustoso e torbido quello di Cassel... talmente credibile che sembra che sia proprio così. Thriller noir vedibile ma non esaltante.
commento di Aiace68è bello sentire che un film ti passa addosso, ti cammina addosso e ti lassa dei segni.
leggi la recensione completa di zombiBellissimo thriller da guardare senza assolutamente leggerne nulla, fantastico Cassel che fa il detective devastato al punto giusto, con le movenze di un Peter Sellers con la gobba finta. Voto 7.
commento di ezzo24Un grande polar di scuola francese con un eccezionale Vincent Cassel. Poi, diciamocela, Sandrine Kiberlain è la classica tipa apparentemente racchia. Invece è una gran topa. Detta più volgarmente figa della madonna. Capisco il comandante di polizia, eh sì. E ho detto tutto.
leggi la recensione completa di 79DetectiveNoirTorbido noir riuscito a metà
leggi la recensione completa di emilUna trama complessa e tortuosa, sviluppata lentamente come un'opera teatrale, con pochissimi colpi di scena se non nel finale e soprattutto con un inverosimile comandante della polizia nazionale francese sciatto, alcolizzato, frustrato e patetico, che non sarebbe in grado neppure di indagare su se stesso ...
commento di MaciknightL'ultimo film dell'italo-francese E.Zonca ricapitola un po' meccanicamente tutti gli stereotipi del tardo noir degli anni 2000,tentando la carta di un cinema di genere che conserva uno sguardo caustico sulla deriva etica di una società in cui il concetto stesso di famiglia sembra aver abdicato definitivamente al proprio ruolo pedagogico e affettivo
leggi la recensione completa di maurizio73