Regia di Marti Noxon vedi scheda film
Ellen apparentemente sta bene. È quello che si dice, ma in realtá le sofferenze sono tante e la negazione é il primo segnale.
La sua anoressia é solo una delle tante maniere per manifestare il suo profondo disagio; nella societá, in famiglia, nel rapporto con gli altri. Non basterá nessuno a farla guarire; il benessere dovrá partire da lei.
Il dottore (Keanu Reeves), utilizza tecniche diverse per combattere la malattia: il confronto tra i ragazzi ricoverati nella struttura, le terapie familiari ma soprattutto la sua passione dimostra quanto ami il suo lavoro e quanto la sua vita sia formata prettamente da queste vicende. Particolarmente interessante é l’uscita organizzata dal dottore: i ragazzi si trovano a contatto con se stessi e con i propri sensi. La domanda posta dal dottore sará: “perché siamo qui?”, e Luke, innamorato di Ellen e forse l’unico ragazzo tra i ricoverati consapevole della situazione e sulla via della guarigione, capirá perfettamente la questione. I ragazzi sono lí per un unio importante motivo, sono vivi. Ed é questo che conta ed é per questo che vale la pena lottare e “mandare a fanculo quella vocina”.
Tuttavia per Ellen, non sará facile. Cambia nome in “Eli”, forse per cercare di accettarsi in qualche forma diversa.
La sua folle paura diventerá motivo di fuga nel momento in cui Luke esprimerá i suoi sentimenti per lei. Nel rapporto con la madre, e di conseguenza nella sua non accettazione, è chiaro che la protagonista non abbia superato la fase edipica. Le nevrosi della madre faranno capire ad Ellen che vuole vivere, e vuole essere nutrita come una bambina. La regressione infantile porta la nuova Eli a iniziare un nuovo cammino nonostante le sue scarse, scarsissime forze.
L’unico barlume di speranza che la tiene in vita è la nuova consapevolezza di avere bisogno di aiuto essendo cosciente di essere circondata da affetti che non le volteranno le spalle.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta