Regia di Janus Metz Pedersen vedi scheda film
Eccellente pellicola nulla da dire, due campioni del tennis l'americano John McEnroe e lo svedese Bjorn Borg si sfidano nella finale del torneo di Wimbledon nel 1980 dando spettacolo. Nel film Borg viene descritto come una sorta di Andrea Pirlo del tennis: dotato di enorme talente, gentile, cordiale, cortese, pacato, tranquillo, riflessivo, flemmatico e capace di essere freddo come il ghiaccio durante il match, la pellicola racconta il rapporto che aveva il campione scandinavo con il proprio coach che lo seguiva da una decina d'anni, ovvero da quand'era un ragazzino di quindici anni non particolarmente disciplinato e con la fiosiologica instabilità emotiva degli adolescenti, un coach che per Borg è stato un secondo padre che lo aiutato a crescere sia dal punto di vista umano che dal punto di vista atletico, un vero padre che si rende conto che dietro i comportamenti da aristocratico Borg nasconde una certa fragilità, infatti in una scena il coach confida alla fidanzata romena di Borg:'' Bjorn ha vinto quattro volte consecutive il torneo di Wimbledon, potrebbe non essere in grado di reggere emotivamente una sconfitta.'' Nel film McEnroe viene descritto come un Mario Balotelli del tennis: sempre al di sopra delle righe, spregiudicato, sempre pronto a litigare furiosamente con giornalisti, arbitro e spettatori, incapace di controllare la rabbia durante le partite, ma allo stesso tempo un fuoriclasse con un enorme talento agonistico, stupisce vedere che il vero McEnroe negli anni si è rivelato un uomo spiritoso, ironico ed autoironico sempre pronto a recitare in spot e film comici nel ruolo di se stesso. Tuttavia i due atleti che diedero spettacolo nella finale di Wimbledon 1980, pur avendo caratteri agli antipodi si capiscono, si stimano, si rispettano, si ammirano e diventano buoni amici. La narrazione della finale di Wimbledon nel film è veramente meravigliosa, concludo dicendo una cosa: solo Shia Lebouf poteva recitare nei panni di McEnroe. Voto 10.
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