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Il castello di vetro

Regia di Destin Daniel Cretton vedi scheda film

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La recensione su Il castello di vetro

di alan smithee
6 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Durante una cena in un elegante ristorante di città, una giovane e brillante ragazza accompagnata dal distinto fidanzato, sorprende l’altra coppia che siede allo stesso tavolo quando, verso la fine, ella richiede il cosiddetto “doggy bag” in cui non solo sia raccolto tutto quanto avanzato dalla coppia, ma persino tutto il “non fruito” degli altri ospiti. Il cibo non può essere sprecato, e non è destinato certo al cane di casa! Jeanette Walls ne sa qualcosa, perché ha vissuto sulla sua pelle e lungo la sua problematica infanzia i segni distintivi di una crescita allo sbando, tra le redini di due genitori di fatto inadeguati al ruolo.

Non poveri ed indigenti in sé, ma davvero inadeguati: lui architetto audace ed estroso, lei pittrice “accanita” ma senza fortuna: due persone istruite ma inaffidabili, incapaci di assumersi un incarico, quello di genitori, che dovrebbe maturare da dentro e non acquisirsi col tempo.

Tratto dal libro autobiografico della stessa Walls, The Glass Castle segna innanzi tutto il ritorno alla regia del promettente Destin Cretton che mi aveva esaltato a Locarno 2013 con Short Term 12, che lanciò Brie Larson, pure qui protagonista.

Ed il film si dipana tra presente e passato frastagliando una storia che procede solo apparentemente a casaccio, per fornirci i dettagli giusti nel momento più consono, osservando un montaggio molto elaborato, forsennato, ma utile a dare ritmo al film.

Ma anche un film che non riesce granché, nonostante l’elaborazione di cui sopra, a distinguersi tra i drammi familiari legati a storie di famiglie disordinate e problematiche come la presente, con sfaccettature legate alla dipendenza dall’alcol da una parte, quella paterna, e da una certa irresponsabilità di fondo che rende una madre completamente inaffidabile e quasi pericolosa.

Un film che si fa forte di un trio attoriale di star da Oscar – con le due ultime “fidanzate di King Kong” Naomi Watts e nuovamente, Brie Larson, nei rispettivi ruolo di madre e figlia, più un Woody Harrelson sempre potente ed incisivo; utili tutti e tre, anzi indispensabili per dipanare con una certa efficacia una incredibile storia di immaturità ed incoscienza che mette a repentaglio le sorti di quattro bambini per questo cresciuti e maturati anzitempo.

Il castello trasparente in quanto di vetro, a cui allude il titolo, si riferisce ad una delle molteplici fantasiose balle che un padre intelligente ma un po' bipolare era solito raccontare alla figlia per farle sognare la rivoluzionaria casa del futuro, a cui peraltro l'uomo pensava seriamente.... quanto inconcludentemente.

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