Regia di Luciano Manuzzi vedi scheda film
La vera storia di Lucia Annibali, vittima di stalking bruciata in volto dal lancio di una bottiglietta di acido.
Simbolo della più strenua volontà di resistere allo stalking, ovverosia alla prepotenza e agli atti criminali, spesso sanguinari, perpetrati da maniaci fuori controllo, Lucia Annibali meritava senza ombra di dubbio (quantomeno) una fiction che ne raccontasse la disperata vicenda, anche se forse sarebbe stato preferibile qualcosa di leggermente più elaborato dal punto di vista artistico. Io ci sono, dell'ormai esperto di prodotti televisivi Luciano Manuzzi, è un lavoro drasticamente orientato verso il pubblico domestico: una storia (sceneggiatura firmata da Monica Zapelli e dal regista) estremamente lineare, con dialoghi basilari e personaggi scarsamente approfonditi dal punto di vista psicologico; una messa in scena sufficientemente spartana; interpreti che lasciano spesso a desiderare, nonostante i nomi di discreta rilevanza: Cristiana Capotondi, Gioele Dix (spiace dirlo, ma davvero improponibile nel ruolo di dottore), Denis Fasolo e ancora Alessandro Averone, Mariella Valentini e Sara D'Amario sono i principali. Ecco, a fronte di una storia così gravida di importanti sottotesti come è quella della Annibali, forse ci si poteva aspettare qualcosa di più, ma va per lo meno elogiata la scelta degli autori di non calcare la mano sulla commozione, sul lato (il più evidente, data anche l'esposizione pubblica del caso) emotivo della storia. In ogni caso ben vengano film impegnati a raccontare il terribile fenomeno dello stalking, piaga sociale di un malessere non solo italiano. 4/10.
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