Regia di Ubaldo Ragona, Sidney Salkow vedi scheda film
Fantascienza nostrana, anno 1963, per la regìa (anche se pare che in realtà il film fu girato dall'americano Salkow) e per i luoghi, la Roma dell'EUR, desertificata e fotografata in un bellissimo bianco e nero. Quindi, caposaldo del fantasy "all'amatriciana", film poco considerato ai tempi e, oggi, pare, rivalutato. La sceneggiatura è del grande Matheson, saccheggiato dal mondo del cinema e della televisione, e il film si regge sull'importante interpretazione di Vincent Price, in vacanza premio dalla Hammer e da Corman. L'opera, oggi, è piuttosto risibile, invecchiata male e con pochi momenti di reale tensione. I "mostri", esseri umani ridotti causa epidemia a un ibrido fra i vampiri e gli zombi, sono quanto di meno spaventoso possiate immaginare, bamboccioni urlanti che ai giorni nostri potrebbero giusto candidarsi nel M5S, figurarsi cibarsi di Vincent Price. Ci sono lungaggini piagnucolanti, c'è la solita maledetta musica orchestrale che invade ogni cosa, quando, secondo me, vista la solitudine del protagonista, non avrebbe proprio dovuto esserci e, insomma, se riesce, a suo modo, a creare un'atmosfera, il tutto non regge se non preso per quello che è: un cimelio di un'epoca, un'occasione per vedere una leggenda come Vincent Price e per vedere una Roma diversa. Serie B, ma di medio bassa classifica.
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