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L'ultimo uomo della Terra

Regia di Ubaldo Ragona, Sidney Salkow vedi scheda film

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La recensione su L'ultimo uomo della Terra

di callme Snake
6 stelle

Il plot di Richard Matheson è noto: un virus ha contagiato l'umanità. Tutti (estranei, conoscenti, amici, famigliari) si sono trasformati in creature della notte, vampiri, non-morti. Un ex-scienziato, Morgan, vive ormai tre anni in completa solitudine: di giorno va in cerca di viveri e scova vampiri, di notte combatte per la propria sopravvivenza, assediato dalle orde di "ritornanti". Fino a quando si accorge di non essere il solo...Il film di Ragona e Salkow non è certo un capolavoro: una certa approssimazione nella realizzazione e nella concatenazione delle sequenze denuncia i limiti della produzione e del budjet, la natura artigianale della pellicola. Ma questo stesso limite può essere riletto, oggi, come un esempio ammirevole di un tipo di cinema che non si fa più (soprattutto in Italia). Un cinema che si arrangia come può e, una volta sospesa l'incredulità, mantiene una certa efficacia, anche all'interno di un sistema segnico un poco stagionato e demodé. Inoltre, e questa non è cosa da poco, L'Ultimo Uomo della Terra anticipa (non solo tematicamente, ma soprattutto visivamente) certe soluzioni romeriane che faranno la storia del cinema horror. I vampiri sono molto simili agli zombi di La Notte dei Morti Viventi e, se si eccettua l'uso della parola, hanno le stesse caratteristiche, le stesse movenze (si veda la sequenza dell'assedio). Per certi versi questo del catanese Ragona è il punto di passaggio (non solo cronologico) tra un cinema alla Corman ed uno alla Romero (sarebbe bello constatare se il regista americano vide il film). Fino a poco tempo fa semisconosciuto, grazie all'uscita DVD della Ripley e al remake (mediocre) con Will Smith, L'Ultimo Uomo della Terra sta vivendo una seconda giovinezza: senza eccedere in quello spirito revisionista che spesso fa acclamare come capi d'opera pellicole discutibili, vale la pena riscoprire un onesto B-movie, un raro esempio di fantascienza italiana, una pellicola che usa con visionarietà i pochi mezzi a disposizione, in particolare il quartiere romano dell'Eur, desolante e sterile.

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