Regia di Ubaldo Ragona, Sidney Salkow vedi scheda film
Una tragedia universale vista da una prospettiva individuale. La quotidianità dell'unico sopravvissuto ad una pandemia è un'assurda normalità, su cui grava il penoso ricordo di un passato pieno di vita. Il film insiste sul tema della solitudine, intesa come il dramma di ritrovarsi abbandonati a se stessi, a combattere contro un nemico (prima, il germe mortale, e poi l'aggressiva schiera degli uomini-vampiro) con il quale non è possibile interagire, né comunicare. La singolarità nella diversità è una condizione disperante se tutti gli altri ti assediano per renderti simile a loro. La resistenza fino alla morte (che, per Robert Morgan, significa, semplicemente, l'istintiva difesa della propria integrità fisica) è la tipica via che conduce al martirio. "L'ultimo uomo della Terra" è un horror che costruisce la tensione accendendo a più riprese, per il protagonista, una speranza di salvezza, per poi, inesorabilmente, spegnerla in maniera sempre più dolorosa, mano a mano che il cerchio si stringe intorno a lui.
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