Regia di Peter Bogdanovich vedi scheda film
“Queste cose sono belle: un gelato e una torta, una corsa sull’Harley, le scimmie che giocano sugli alberi, la pioggia sulla lingua e il sole che splende sul mio viso. Queste cose invece non sono belle: i buchi nei calzini, la polvere nei capelli, niente soldi nelle mie tasche e il sole che splende sul mio viso”. Avere una sensibilità superiore alla media e rassegnarsi ad essere visti soltanto come un mostro, imparare a usare l’autoironia per sopravvivere in un mondo in cui tutti sono più belli: una storia (vera) di handicap raccontata con un’assenza di pietismo che ho ritrovato solo in Figli di un dio minore (forse la banda di motociclisti capeggiata dal tamarrissimo Sam Elliott è un po’ troppo beneducata, ma non vedo inverosimiglianze plateali). La seconda parte contiene anche una rivisitazione della favola della Bella e della Bestia, con due varianti: 1) Bella è cieca, quindi è abituata a non giudicare la gente dalla faccia che ha; 2) i genitori di Bella sono borghesi benpensanti, quindi si comportano come previsto. Solo davanti allo specchio deformante di un luna park Rocky vede per un attimo la persona normale che poteva essere, immaginare la vita normale che poteva avere, insomma evadere da sé stesso; ma alla fine ci pensa mamma Cher a rimettere a posto gli spilli sulla cartina d’Europa, regalandogli il viaggio che non aveva mai potuto fare (“adesso potrai andare in tutti i posti che vuoi”, frase che mi piace pensare abbia ispirato l’ultima battuta di Buon compleanno, Mr. Grape).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta