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La casa dalle finestre che ridono

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su La casa dalle finestre che ridono

di OGM
8 stelle

Pupi Avati incrocia Antonio Ligabue con Edouard Manet e produce Hieronymus Bosch. I freaks della bassa provincia padana sono come gli esseri mutanti creati dalle radiazioni di un mistero endemico, che contamina, indisturbato, la terra piatta e le calme acque fluviali. Come in "Zeder", il giallo respira i fumi una magia alchemica e sacrale, inaccessibile ai non iniziati;   e, come in "Tutti defunti ... tranne i morti", è un segreto di famiglia l'ingrediente base della venefica pozione. In questo contesto remoto e riservato, la tradizione è una calda pozza stagnante, quasi un lago termale della storia, in cui l'Enigma del confine tra la vita e la morte ha potuto evolversi in un mostro vorace e tentacolare. Approdare alla soluzione non significa sciogliere il nodo dell'arcano, bensì arrivare al cuore dell'ignoto per rimanervi definitivamente invischiato. Il castigo per aver travalicato i limiti è l'eterna prigionia; il sapere non riscatta, bensì rende schiavi. E' questa la beffa che, in altre opere di Avati, si materializza in una grottesca ironia e qui, invece, appare dipinta a colori vivaci su un muro. Le "finestre che ridono" recano impresso un avvertimento criptico ed inascoltato,  una vana e burlesca esortazione a non andare oltre, perché la ricerca della verità è un viaggio senza ritorno, destinato a concludersi dentro l'ermetico serraglio dell'Inconoscibile.

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