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La casa dalle finestre che ridono

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su La casa dalle finestre che ridono

di Baliverna
8 stelle

Davvero dignitoso quest'originale giallo-horror, che cattura l'attenzione non tramite l'inizio veloce l'azione a tutti i costi, ma tramite i silenzi, l'aria di mistero, gli strani personaggi, e la torbida vicenda. E' da questo che si vede la capacità di un regista. Avati conduce con sicurezza il tutto, e riesce a raccontarci questa storia in modo originale e un po' bizzarro, caratteristiche costanti di tutto il suo primo periodo. Unico difetto del film è secondo me un infelice divagamento sentimentale-erotico a metà film, che fa cadere la tensione e forse non seriviva. Comunque, ripeto, il film è sicuramente promosso.
Da notare è anche come il senso di mistero e minaccia, come pure di marciume nascosto, è costruito soprattutto con la presenza di personaggi sinistri e loschi, molti dei quali pazzoidi o comunque molto strani (chi vorrebbe come amico quel sagrestano?). Per bene che vada sono ostili e omertosi. L'omertà, cioè la ritrosia nello smascherare ed estirpare il male, caratterizza spesso le piccole comunità e a volte le stesse famiglie; è un fenomeno psicologico misterioso, che permette al male di perpetrarsi. E fino alla fine - o forse ancor più alla fine - il protagonista dovrà combattere contro l'omertà dei paesani. L'ubriacone del paese (l'avatiano Gianni Gravina) dà una spiegazione non sciocca del come il pittore sia impazzito, e di come la famiglia sia tutta contaminata dalla follia: sono andati contro natura, e da certe cose non si torna indietro. Trovo indovinati anche i riferimenti a certi sottoboschi culturali del Brasile, tutt'altro che inventati.
I silenzi e la pacatezza di questo film hanno molto da insegnare al cinema di oggi, che per costruire un'atmosfera di tensione e mistero ricorre a tutt'altri mezzi, riuscendoci solo in parte.

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