Regia di Bruno Gaburro vedi scheda film
L'idea del film circolava da vari anni. Se ne era interessato anche Vittorio Gassman ma la realizzazione non si fece. Tutto nasce, pare, da un episodio di cronaca locale, di un certo dongiovanni che amava raccontare in osteria le sue peripezie amorose con le donne del paese, sposate e non. Da questo Nantas Salvalaggio prese spunto per il suo libro, dal titolo omonimo, del 1967. Nove anni dopo Bruno Gaburro porta al cinema la messa in scena del racconto. Era già reduce dalla commedia erotica Peccati in Famiglia, dove aveva già rodato le doti attoriali e carismatiche di Montagnani (come se ce ne fosse bisogno). Insieme a lui una pletora di attori e caratteristi arcinoti del cinema nostrano (da Venantino Venantini a Franco Bracardi, a molti caratteristi dei film di Fantozzi).
Il risultato è però abbastanza deludente. Innanzitutto mi pare di durata eccessiva per una storiella del genere, venata sì da intenti moralisticheggianti, ma pur sempre pretesto per passerelle di nudi a gogò. Se avesse avuto un 15 minuti in meno sarebbe stato meno noioso, diciamola tutta. Inoltre la presa di coscienza di Montagnani, sulle miserie della politica locale, degli amici e del provincialismo del paesello sul lago, è poco efficace: non si capisce quali siano i suoi effettivi sentimenti verso l'eterea Jennifer e non è chiaro quanto giochino sporco tutti i compaesani. Sarebbe stato meglio, a parer mio, raccontare in maniera più breve, nella prima parte, il personaggio da sciupafemmine di Luca Reali e concentrarsi sulla relazione tra la giovane straniera e lo stesso.
Tuttavia intendiamoci, il prodotto è sopra la media di tante commediacce dell'epoca: Gaburro sa fare il suo mestiere e la sceneggiatura non è una minestra di barzellette e frasi scontate. Ma è proprio nel tentativo di essere altro che manca il suo obiettivo. Se l'inizio è ritmato e, bisogna ammettere, i nudi sono copiosi e le scene amorose più audaci del solito, il tutto poi si annacqua in situazioni prevedibili e costruite molto male. Rossana Podestà serve a poco (è a fine carriera e cominciava a non tollerare più tanto la sua partecipazione a pellicole del genere) ma Ugo Fangareggi è totalissimo. Inoltre, per i feticisti dell'universo fantozziano, vale la visione del film solo la scena di Giuseppe Anatrelli nel'armadio che spia la moglie a cavalcioni di Montagnani sul letto. Peccato, voto 5 meno.
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