Regia di Michael Herz, Samuel Weil vedi scheda film
I film della Troma - si sa - non vanno guardati per il loro carattere cinefilo, bensì devono essere apprezzati per il loro indipendentissimo messaggio politico e sociale; in questo caso, la città di Tromaville, sede della vicenda di "Toxic Avenger", rappresenta la decadenza della civiltà occidentale: il villaggio con il più alto volume di rifiuti tossici d'America (e probabilmente del mondo), è pieno zeppo di delinquenti, di maci palestrati con l'hobby dell'omicidio, di poliziotti nazisti e di politici corrotti e spietati, che, per loro stessa e diretta ammissione, pensano che "gli affari vengono prima di tutto!", prima anche dell'ipotetica salute pubblica e decisamente prima del benessere collettivo; è curioso come sia un mostro deforme - frutto dell'estrema decadenza della suddetta civiltà (Melvin diventa quello che è dopo essere finito dentro un bidone di scorie radioattive) - a "ripulire" il marcio della società amorale e arrivista di Tromaville: sembra quasi che quest'ultima collassi - secondo una purissima teoria marxista - a causa della sua stessa essenza (la spazzatura tossica), che produce colui che riesce a rivoluzionare la struttura sociale (dal suo interno) attraverso la lotta - in questo caso - fisica.
In modo particolare, l'opera di Herz e di Weil (ideata e prodotta dal lungimirante Kaufmann), è una spietata critica del sistema: realizzata in pieno periodo Reaganiano, voleva essere più sgradita e visivamente pesante possibile, scorretta, disordinata e violentemente volgare, nonchè decisamente contraria al finto "benpensare" repubblicano; l'obbiettivo è stato, con merito, raggiunto! Da segnalare gli effetti speciali, che, pur essendo (volutamente) grossolani, non sono affati brutti.
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