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L'umanoide

Regia di George B. Lewis (Aldo Lado) vedi scheda film

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Marco Poggi

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La recensione su L'umanoide

di Marco Poggi
4 stelle

Tentativo di unire la storia della creatura di Frankenstein di Mary Shelley alla fantascienza di Guerre Stellari di George Lucas, sfruttando la popolarità che, ai tempi aveva l'attore Richard Kiel (il killer Squalo di due film di 007 di fine anni'70).

Tentativo di unire il mostro di Frankenstein di Mary Shelley, ma anche il Golrm dei film tedeschi muti, alla fantascienza, allora in voga, di "GUERRE STELLARI". Film a basso costo, scritto su misura per Richard Kiel, all'epoca famoso per aver interpretato il killer Squalo in due film di James Bond. La presenza di un bambino con super-poteri alla jedi, odioso come tanti bambini che rubano la scena agli attori adulti, e di un Darth Vader casareccio nel cast, il lord Graal di Ivan Rassimov, fanno capire che quello di Lado è un film per tutti, anche se c'è una scena raccapricciante di una donna nuda torturata e dissanguata dallo scienziato pazzo di Arthur Kennedy, attore che recita sempre sopra le righe. Si notano anche due Bond firl di fine anni'70, Barbara Bach nel ruolo della perfida Lady Agatha (un personaggio interessante, ma, secondo me, poco approfondito rispetto agli altri due cattivi del film)  e Corinne Clery, in quello della bella scienziata da salvare, che si cimenta in un ruolo casto da cinema parrocchiale. Compaiono, inoltre, l'eroico capitano Nick di Leonard Mann che, con quei capelli ricci, pare un Dameron Poe ante litteram con poco spressore e il grande Massimo Serato, con addosso un saio da frate, che interpreta uno dei capi buoni del pianeta Metroplis (sic), nonché fratello di Rassimov. Se il film ha un senso, quel senso è Richard Kiel, astronauta buono con cane robot apresso alla R2-D2, trasformato in un umanoide da una bomba atomica (idea balzana, ma funzionale alla storia), che sbaraglia tutti quelli che lo contrastano con la stessa facilità del suo Squalo, ma anche dell'Hulk dei fumetti Marvel che il gigante non poté interpretare nella serie tv americana di quei tempi, perché scartato in favore di Lou Ferrigno. Il suo umanoide poteva essere la quinta essenza della forza e della paura, la storia stessa, scritta da Enzo G. Castellari, che qui fa anche l'aiuto regista a Lado, poteva risutare inquietante e dark, invece si è preferito trasformare il Golob di Kiel in una copia dei tanti giganti buoni alla Bud Spencer dallo sganassone facile, anche se Golob ammazza senza tante riseve i suoi avversari. Le musiche elettroniche sono di un Ennio Morricone che cita l'Inno alla Gioia di Beethoven, peccato che la pellicola perda il confronto con un altro scult di fantascienza dell'epoca, sempre ispirato a "GUERRE STELLARI", ovvero "SCONTRI STELLARI OLTRE LA TERZA DIMENSIONE", di Luigi Cozzi.   

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