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Lost Angels

Regia di Hugh Hudson vedi scheda film

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La recensione su Lost Angels

di alan smithee
6 stelle

locandina

Lost Angels (1989): locandina

Tim Doolan (il rapper, ex leader del gruppo hip hop Beasty Boys, ma attore Adam Horovitz), un giovane problematico che ostenta aggressività dinanzi alle problematiche che lo assillano, proveniente da una famiglia allo sbando dopo la separazione dei genitori.

In questa drammatica circostanza, l'astio tra i genitori, con un padre menefreghista e rancoroso, e una madre più accomodante e dolce, ma risposatasi e impegnata più che altro a salvaguardare la sua nuova unione sentimentale, il ragazzo finisce per venir destinato a farsi curare dalle anomalie comportamentali che lo hanno reso strano e poco affidabile.

La struttura viene individuata in un ospedale psichiatrico privato, come conseguenza restrittiva a seguito di un violento contraddittorio del ragazzo occorso con la polizia, e derivato in azioni violente ed illegali del primo.

In quella asettica struttura, dopo diverse problematiche di adattamento, Tim, che trova modo di frequentare e stabilire un rapporto di complicità con la bella coetanea Cheryl Anderson (interpretata dalla allora esordiente e lanciata, bellissima Amy Locane, che si rivedrà l'anno successivo per John Waters nello strepitoso Cry Baby assieme a Johnny Depp) stabilisce un legame sincero e proficuo con il dottor Charles Loftis (interpretato da un ottimo Donald Sutherland), psicologo molto impegnato alla salvaguardia dei ragazzi che assiste, ed uomo non esente pure lui da problematiche famigliari troppo sottovalutate ma impellenti.

Incluso tra i film del Concorso alla prestigiosa rassegna del Festival di Cannes nel 1989, Lost Angels segna il ritorno sul grande schermo dell'apprezzato regista Hugh Hudson, internazionalmente asceso a fama mondiale grazie al successo e agli Oscar vinti con Momenti di gloria (1981), successo bissato poco tempo dopo con Greystoke - la leggenda di Tarzan (1984).

Lost Angels arriva quattro anni dopo la clamorosa débâcle di critica e parimenti commerciale riscontrata dal colossal Revolution (1995), film storico incentrato sulle rivolte popolari con cui ebbe inizio, a fine '700, la guerra di indipendenza americana.

Un colossal ambizioso ma devastato da traversie, forte di un cast sontuoso e nomi come Al Pacino, Nastassja Kinski e Donald Sutherland.

Hudson, a fine anni '80, abbandona il film storico o in costume e si rivolge verso una contemporaneità ed un disagio giovanile che, per certi versi, pare in qualche modo influenzato dalle atmosfere dannate dei romanzi coevi di Brett Easton Ellis.

Qui però il disagio crea più che altro dolori, sofferenze e vuoto esistenziale, ovvero sensazioni devastanti che non sono mai allietate da quella sorta di rifugio sessuale che la morbosità induce a ricercare tra i giovani protagonisti dei romanzi di Ellis. Qui nel film di Hudson la gioventù si trova alienata e combattuta come un nemico, quasi in stile Classe 1984 di Mark Lester (1982), o comunque posta in condizioni repressive come si trattasse di un nemico della tranquillità sociale, verso cui è necessario assumere atteggiamenti repressivi per evitare che l'irrequietezza che ribolle tra le nuove leve, finisca per avere la meglio su ordine e moralità.

Pur scontando una certa prolissità di narrazione che finisce per fare luogo a stereotipi un po' troppo risaputi sul disagio relazionale di quelle che allora, a fine anni '89, erano le nuove generazioni, Lost Angels si rivela un film convincente soprattutto nella definizione dei tre personaggi principali, attorno a cui gira la storia e in particolare Donald Sutherland riesce a calarsi alla perfezione nel definire un personaggio pieno di contraddizioni tra lungimiranza di vedute ed incapacità a gestirle quando rientranti addentro la propria controversa sfera di vita privata.

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