Regia di Gene Wilder vedi scheda film
Gene Wilder si dedica al suo secondo progetto da regista e, come nel precedente Il fratello più furbo di Sherlock Holmes (1975), imbastisce una commedia sul cinema e sui suoi stereotipi, cercando bene o male di ricalcare le orme del 'maestro' Mel Brooks. Wilder qui mette la firma come regista, protagonista e sceneggiatore (nonchè autore del soggetto): non si può certo dire che l'impegno manchi, ma di sicuro la sua opera non possiede la verve e l'arguzia nei dialoghi (l'umorismo, insomma, nonostante la medesima estrazione ebraica) di quelle di Brooks. Sempre dallo stesso gruppo proviene Dom DeLuise, che qui compare nei panni del produttore Zitz; con una durata modesta, un'ora e mezza di pellicola, questa commedia offre al suo autore l'occasione di sbrigliare il suo talento comico, comunque apprezzabile, e di ironizzare sulla vecchia Hollywood, offrendo in parallelo uno sguardo critico allo star system contemporaneo. Ma il risultato, come si diceva sopra, non è paragonabile ai lavori precedenti con Wilder attore diretto da Brooks. 5/10.
Il più grande amatore del mondo è un film che un produttore hollywoodiano, geloso dei successi della Paramount e del suo divo Rodolfo Valentino, mette in scena appositamente per creare un nuovo sex symbol. Il casting vedrà spuntarla tale Rudy Valentine, panettiere con moglie gelosa che lo ostacola, ma il cui ritorno di fiamma ne lancerà definitivamente la carriera.
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