Regia di Francesco Laudadio vedi scheda film
Giovane e piacente, a causa di un incidente Francesca rimane vedova e piena di debiti. Organizza così una riffa, venti biglietti da cento milioni di lire ciascuno, mettendo come premio il suo corpo per quattro anni.
Difficile dire se La riffa sia un film più insensato a livello logico - la storia fa acqua da tutte le parti - o demenziale nella scelta di attribuire il ruolo centrale di sofisticata femme fatale a un'attricetta debuttante al cinema e smodatamente canina nella recitazione, oltre che burina nell'anima, come Monica Bellucci. Laudadio, giunto qui alla quarta regia, si occupa anche della sceneggiatura (ed è il suo primo copione in assoluto): il modestissimo contributo fornito nella prima surclassa nettamente quello versato nella seconda; La riffa è una pellicola innocua che sfrutta il corpo della protagonista, più volte messo in vetrina senza troppe smancerie, e un'idea di base graffiante, satirica, da commedia all'italiana; idea purtroppo rovinata molto presto dai suddetti gravissimi difetti. Massimo Ghini per lo meno è un attore; Giulio Scarpati così così; nel resto del cast ci sono anche Renato Scarpa, Marino Masè, Carla Cassola. L'inspiegabile ascesa verso la fama internazionale per la Bellucci comincia così. La situazione non migliorerà granchè neppure a successo raggiunto e consolidato. 2,5/10.
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