Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
La poca vivacità del film, quasi interamente ambientato nel salotto di un appartamento, viene colmata dai guizzi della trama dell'ultima mezzora. Dopo un'oretta di apparente linearità, infatti, comincia un meccanismo a matrioska, a scatole cinesi, dove tutto ciò che si è visto fino a quel punto viene riconsiderato. E poi ancora, di nuovo. Detto questo, che può anche essere un espediente curioso, non c'è molto altro da segnalare in un film come La casa del tappeto giallo: dramma psicologico che non va mai a fondo nel discorso psicanalitico, dotato di alcuni buoni momenti di tensione all'interno di un impianto abbastanza piatto, con un poker di buoni attori non particolarmente ispirati (la Romand, Josephson, Mezzogiorno e, nella mezzora finale, Milena Vukotic). Tutto qui.
Una donna ha frequenti incubi in cui compare un tappeto giallo che ha in salotto. Decide di venderlo, ma l'acquirente che le si presenta a casa è un folle che la tormenta psicologicamente e fisicamente fino a che lei lo accoltella a morte. O almeno così crede: in realtà si tratta di un piano architettato dal marito, in combutta con una psicologa, per liberare la moglie dagli incubi, che hanno rivelato una problematica relazione della donna con il patrigno. Ma ancora forse le cose non stanno proprio così...
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