Regia di Antonio Padovan vedi scheda film
Un viticoltore, imprenditore di successo nelle zone del prosecco, muore improvvisamente e tutto lascia pensare al suicidio. L’ispettore Stucky, che ha appena preso servizio alla questura di Treviso, si ritrova a dover indagare su questa e, pian piano, su svariate altre morti a essa collegate.
Opera prima dopo una lunga serie di cortometraggi per Antonio Padovan, Finchè c’è prosecco c’è speranza è un lavoro programmatico fin dal titolo: veneziano, il regista ambienta nella sua regione un giallo “all’italiana” vecchio stile, omaggiando un certo cinema nostrano oramai scomparso e anche una certa letteratura ‘facile’, ma di sicura presa come quella dei Gialli Mondadori parodiati nella locandina della pellicola. Il nero della trama si fonde con l’ironia sottile del racconto nella sceneggiatura firmata da Fulvio Ervas, Marco Pettenello e dal regista, che mira a intrattenere con una minima dose di suspence che va ad arricchire un quadro d’insieme gustosamente provinciale, composto da macchiette, piccoli tic e grandi misteri. Fra gli interpreti si segnalano un Giuseppe Battiston evidentemente a suo agio (candidato anche come miglior protagonista ai Nastri d’argento per questo ruolo), Teco Celio, Roberto Citran, Silvia D’Amico, Liz Solari, Babak Karimi e Vasco Mirandola. Non sarà un film che tiene incollati alla poltrona o un’opera particolarmente memorabile, ma Finchè c’è prosecco c’è speranza lascia nel complesso una buona impressione di sé, facendo ben sperare nel prosieguo della carriera di Padovan. 5/10.
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