Regia di Antonio Padovan vedi scheda film
A dispetto di un titolo stupido e che non può che rimandare a una delle tante orrende commedie italiane infarcite di comici di quarto livello, il film di Padovan, esordiente, è, invece tutt'altro, è un gioiello agrodolce, di pacifica e rilassante visione. Una rarità nell'ambito della commedia italiana, nonostante il film sia in realtà un giallo classico, con un ispettore improbabile e tutta una serie di personaggi ritagliati ad hoc per la vicenda. Il limite di queste operazioni è il rischio di cadere nella trappola dei vari "Don Matteo", ma Padovan evita abilmente il piattume televisivo, creando un Cinema che non può che ricordare il Mazzacurati de "La Lingua Del Santo", per esempio, vuoi per i luoghi, vuoi per i personaggi e per gli attori, come Citran e Battiston. Proprio Battiston è una bella sorpresa, in un ruolo pacioso e tranquillo, senza esagerare mai la recitazione e lavorando in sottrazione tratteggia un ispettore credibile. Attorno a lui, ci sono caratteristi tipici dei film di quei luoghi, su cui spicca un bravissimo Teco Celio, che insieme all'uso perfetto dei paesaggi, splendidi, illuminano di una luce calda tutta l'ora e mezza. Poi c'è la trama, un po' funzionale, mai troppo intricata, c'è pure una certa denuncia sociale e c'è il prosecco del titolo, che da quelle parti è praticamente parte del paesaggio e dell'aria che si respira. Film davvero piacevole, una discontinuità apprezzabile nel mare maleodorante della commedia (gialla o meno) nostrana.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta