Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
Sontuosa e galante commedia romantica vestita di un leggero ed impercettibile velo metafisico ( ed ornante a mo' d'opera artistica il quadro vitale del protagonista) che non stanca mai lo spettatore nella fedele copiatura che fornisce delle dolcezze e dei piaceri dell'esistenza, annessa l'aporia dilemmatica della vecchiaia e del funesto trascorrere del tempo.L'anti-eroe della storia narrata rappresenta, sotto ogni aspetto, la "katastrophe", ribaltamento, del solito modello memoriale casanovesco preso come modello e metro di giudizio, giacchè solo un piccolo fattore scissorio li divide in due concezioni e poli opposti della genuinità delle emozioni: l'amore.Un amore sincero, catartico ed incontaminato che segue come il corso d'un fiume pedissequamente il divenire storico del protagonista, il quale, sebbene sin dall'età infantle sia stato dedito ai cosiddetti lati "goliardici" della vita, ha sempre saputo contenere nel suo "tumos" la forza dell'Eros sensibilizzante.Difatti, il regista Lubitsch sceglie di non mostrare mai i momenti di infedeltà e supponibile tradimento dell'uomo, eccettuata la vicenda inerente alla danzatrice legata al figlio (ma, in questo caso, si parla di "diabasis", passaggio genealogico da padre a figlio).E' vero, il protagonista ha peccato, fino all'ultimo istante della sua giunonica vita ha espresso l'ultimo atto di rivelaziuone del suo trascendentale estetismo;ma tale dato è facilmente giustificabile grazie ad un altro elemento che riesce a bilanciare ogni cosa: la solitudine (di cui, per inciso, dichiara di essere apertamente afflitto).Nondimeno, un piccolo posto, nei Campi Elisi, si può trovare per chi, durante l'intero arco della sua vita, non ha fatto altro che provare ardore ed amare.Come disse Joe Cocker: "Love lifts us up where we belong".Incantevole.
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