Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
VENEZIA 75 - CONCORSO
Le madri sono tornate. Più malefiche che mai.
Affrontare un remake di un horror cult come il Suspiria di Dario Argento e Daria Nicolodi, è stata una doppia sfida apparentemente azzardata a carico di un regista talentuoso, ma anche temerario a questo punto, come Luca Guadagnino. Che per l'occasione:
-combatte contro un originale inimitabile e forte di milioni di fans sfegatati pronti a difenderlo contro ogni tentativo di rifacimento o contraffazione;
-si confronta, per la prima volta, con il genere horror, adattando il genere alla propria visione e concezione elaborata e visivamente elegante di cinema.
È proprio quest'ultima circostanza che rende la sfida una mission spericolata e sin ardua; e la trasforma, come per magia in un progetto del tutto riuscito, ma nuovo, più scritto, contestualizzato, maturo e autoriale del pur splendido (ma al confronto semplice e quasi ingenuo) originale.
Tanto che questo nuovo Suspiria, rielaborato, immedesimato nel medesimo periodo dell'originale, ma trasferito dalla neutra e sia pur affascinante Friburgo alla Berlino divisa, si anima di tutta una sua complessità che, pur non rinnegando il cuore della vicenda (che mi pare inutile tornare a raccontare), la rielabora dandole nuove e più valide interazioni con la complessa situazione geopolitica di un paese diviso in due e di una capitale sventrata da una barriera lesiva delle più elementari e vitali libertà inalienabili.
Ciò che più rimane in mente in questo che è più una rielaborazione che un vero remake, è la cura della direzione a cura di Guadagnino e della sua squadra, attenti a ricreare le atmosfere da delirio del collegio e intersecansole con gli incubi del regime sovietico incombente con la sua cortina divisoria e castrante.
Una riflessione mirabilmente coreografata sul male che precede addirittura la storia dell'umanità e si riflette sulle brutture e le ingiustizie che la realtà piazza di fronte a chi si trova costretto a condividere la barriera.
Interpreti - quasi solo donne - tutte molto azzeccate, tra le quali Tilda Swinton conferma la sua predilezione verso il regista italiano sempre più proiettato meritevolmente a livello internazionale.
Nell'unico ruolo maschile, quello del professore anziano che si prende cura delle complesse indagini sul covo di streghe nascosto nella scuola di ballo, un volto noto ed affascinante (penso a grandi personalità come Udo Kier, Terence Stamp, Brad Dourif) avrebbe ulteriormente dato prestigio e classe ad un film costruito con grande perizia e classe. Ma è pur vero che non tutto quel che si vede corrisponde a verità.... e certe sorprese incredibili scoperte ex post, lasciano realmente allibiti...e non in senso negativo......
Di più non è lecito riferire.
Musiche affascinanti e pertinenti alle audaci coreografie di danza moderna. Tra queste, nella efficace colonna sonora, spicca la collaborazione di Moebius e con Thom Yorke dei Radiohead.
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