Regia di Pietro Tamaro vedi scheda film
Le vite di un (ex) delinquente, appena uscito di galera, e di una poliziotta sono destinate a incrociarsi: sono infatti entrambi disperatamente in caccia di don Ferdinando, un boss che ha rovinato la vita al primo e la cui cattura è l'obiettivo della seconda.
L'originalità non è il marchio di fabbrica di quest'opera, il cui titolo ricalca (anche in maniera esatta) quello di svariati altri lavori e la cui trama non costituisce nulla di particolarmente elaborato. Ma fin qui niente di strano: che l'obiettivo sia quello di fare un film 'di genere' pare evidente, e pure questo dettaglio va a inserirsi nella lista delle motivazioni per le quali Fratelli di sangue non è definibile in alcun modo originale. Dai tempi del Romanzo criminale di Michele Placido (2005), infatti, il cinema e la televisione nostrani inseguono le ombre dell'artigianato che fu, quello che creò un filone e un termine, 'poliziottesco', negli ormai lontani anni Settanta; in definitiva però la pellicola diretta dall'esordiente Pietro Tamaro può definirsi sufficientemente riuscita. Nei limiti dell'operazione e in quelli del budget, senz'altro: ma va constatato con piacere che la tenuta narrativa è buona, il ritmo c'è (e non subisce grandi scosse nel corso della storia) e la confezione si distacca leggermente dagli standard paratelevisivi, dettaglio da rimarcare dati i tempi che corrono. E data anche la presenza, sia fra gli interpreti principali che nella veste di produttore, del divo del piccolo schermo Karim Capuano, affiancato sul set da uno stuolo di nomi non molto noi (Paolo Malagnino, Stefano D'Adamo, Carlotta Morelli, Graziano Scarabicchi, Francesco Rizzi), con ruoli anche per Pier Maria Cecchini, Enzo Casertano e Maurizio Mattioli. Rizzi - protagonista insieme alla Morelli - è anche l'autore della sceneggiatura. Mezzo voto in meno per lo spoiler banale nel titolo. 3/10.
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