Regia di Alberto Morais vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Miguel ha 14 anni, ma anche appiccicata addisso una maturità completamente incongruente rispetto alla sua giovane età, ed alimentata dalla necessità di sopravvivenza, nel senso più reale e concreto, quindi drammatico, del termine, ed dal sogno di poter anche lui finalmente riuscire a guadagnarsi una situazione familiare stabile e serena: ovvero tutto il contrario di quanto lo caratterizza in questo momento.
Sua madre infatti è una donna instabile, insicura, depressa che gira di amante in amante senza riuscire a responsabilizzarsi verso un ruolo naturale di madre e responsabile della famiglia che spesso diviene un comportamento naturale, quasi istintivo, dettato da priorità naturali irremovibili.
Infatti è Miguel a doversi preoccupare di guadagnarsi come può il sostentamento necessario: vende sigarette e fazzoletti ai semafori, ruba quando è il momento opportuno per farlo.
Quando i centri sociali iniziano ad interessarsi al caso, dopo che una professoressa nota certi comportamenti di solidarietà di coetanei nei confronti di Miguel e dopo che scopre il giovane intento a vendere abusivamente agli automobilisti, per il ragazzo verrà il tempo di lasciate la scuola e darsi alla clandestinità presso un ex amante rumeno della moglie, che lo introdurrà nella cerchia del lavoro minorile in nero..
Ma la situazione prenderà una brutta piega anche a causa dei rapporti tesi tra Miguel l'uomo, ed il di lui figlio coetaneo aggressivo e geloso.
In questo tetro contesto apparirà provvidenziale la figura quasi angelica di Maria, una barista dal cuore d'oro che saprà accettare, quasi incoraggiandoli, certi crimini di sopravvivenza a cui ricorre a malincuore il giovane ai danni della donna.
"La madre" si ostina, con risultati stilisticamente felici ed in piena coerenza con contesto socio-antropologico che fa da sfondo alla vicenda, a mantenere una narrazione fedelmente ancorata ad un realismo spietato e senza tregua, aprendosi solo nella contemplazione dello sguardo artonito che i bellissimi occhi cerulei di Miguel comunicano al mondo, con lui sempre ostile come un percorso in salita che non accenna a concedere tregua.
Dopo Las Olas del 2011 e Los chicos del Puerto (2013), torna Il regista spagnolo di origine portoghese Alberto Morais, classe 1976, e ci stordisce con una storia di una ricerca di normalità che diviene legittima e comprensibile anche quando l'accanimento comporta e necessità di azioni moralmente deprecabili.
Come a volte capita nella vita, le disavventure o gli apparenti fallimenti possono ricondurre i soggetti a ripensamenti e a ridimensionamenti dei propri punti di vista intransigenti, rendendo per una volta giustizia all'apparato burocratico solo apparentemente insensibile e cieco.
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