Regia di Daniel Espinosa vedi scheda film
Un film di genere che fa della tensione alta e continua e di una buona regia i suoi punti di forza, in grado di arginare la prevedibilità di una trama non troppo originale. Buon cast e bel finale. Voto: 6 1/2.
Mmmh...che buono il surrogato di Alien...non stanca mai. A parte gli scherzi, ero un po' prevenuto prima di vedere questo film: non avevo sentito pareri esaltanti e anche la scelta dello svedese di origine cilena Daniel Espinosa, visto il suo non esaltante ultimo film ("Child 44"), mi faceva presagire il peggio. Ma fortunatamente sono stato felicemente smentito. Il risultato non è certo trascendentale e sa un po' di già visto ma è innegabile una gran dose di mestiere profusa nella sua realizzazione e, a conti fatti, una certa efficacia nel tenere incollato lo spettatore alla poltrona.
Ci troviamo a bordo della stazione spaziale internazionale quando una sonda proveniente da Marte reca con sè la prima forma di vita extraterrestre mai riscontrata: una cellula che una volta "risvegliata" inizierà a crescere e a riprodursi diventando un organismo multicellulare estremamente intelligente e coriaceo, a cui verrà dato il nome di Calvin. Inutile dire che presto Calvin si stuferà della propria piccola cella di contenimento e allora saranno guai per i 6 membri dell'equipaggio. Inizia così una feroce lotta per la sopravvivenza tra loro e il pericolosissimo organismo, con la non augurabile possibilità che se Calvin dovesse raggiungere la Terra potrebbe essere la fine della vita sulla stessa come noi la conosciamo.
La trama appare come un miscuglio tra Alien, Gravity e un pizzico de La Cosa, ma a evitare spiacevoli paragoni con i ben più celebri predecessori ci pensa una sceneggiatura senza fronzoli che, nonostante non brilli per caratterizzazione dei personaggi, si concentra sull'azione e la tensione della lotta, mantenendo un tono serio e ricco di suspence per tutta la narrazione senza concedersi a inutili divagazioni, aiutata anche dall'ambientazione (dovutamente) claustrofobica e angusta e a una certa plausibilità scientifica che non viene mai a mancare. Il ristretto cast lavora bene ottimizzando al meglio il breve tempo concessogli per delineare un minimo le psicologie dei vari personaggi, ma in questi casi ad essere ancora più importante è la scelta delle "facce" giuste in sede di casting, scelta qui compiuta perfettamente: al carattere chiuso e intoverso di Jake Gyllenhall e a quello malinconico di Ariyon Bakare si contrappongono l'espansività di Olga Dihovichnaya e la simpatica strafottenza di Ryan Reynolds. Chiudono il cast il silenzioso Hiroyuki Sanada e la rigida e glaciale (oltre che decisamente, "spigolosamente" bella) svedese Rebecca Ferguson.
Dopo il passabile Safe House e il mediocre Child 44, alla sua terza regia internazionale Daniel Espinosa gira il suo film (per ora) migliore, muovendosi a suo agio in assenza di gravità fra gli stretti corridoi della base spaziale (davvero bello il piano-sequenza iniziale), aiutato anche da fotografia e musiche più che adeguate e da funzionali effetti speciali. Tensione costante e finale a sorpresa (seppur pronosticabile) completano il quadro.
Promosso.
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