Regia di Guido Chiesa vedi scheda film
Il preside mette insieme nella stessa classe quinta tutti i peggiori elementi della scuola. L'unico professore a preoccuparsi sinceramente dei ragazzi è quello di italiano, che però a metà anno, esasperato, lascia. Sarà proprio a lui che, terrorizzati dall'avvicinarsi dell'esame di maturità, gli studenti si rivolgeranno.
Non è la classica commediola 'scolastica' all'italiana; non è la solita pellicola con protagonisti degli ultratrentenni che si spacciano per adolescenti, con personaggi dalle caratterizzazioni forti (leggasi: grezze) e smaccatamente ridanciane; non è un college movie de noantri insomma: Classe Z è indubbiamente meglio, sebbene certo non sia - nè aspiri a esserlo - un lavoro particolarmente sofisticato o dai molteplici significati reconditi. Un lavoro leggero anzi, peraltro il secondo consecutivo (a meno di due anni di distanza da Belli di papà, 2015) per un autore come Guido Chiesa capace in passato di confezionare opere senz'altro più impegnative come Il partigiano Johnny (2000), Lavorare con lentezza (2004) o il parzialmente incompreso Io sono con te (2010). E se Belli di papà, il primo passaggio al disimpegno, aveva lasciato un po' di amaro in bocca, in questa occasione Chiesa dimostra di avere assimilato tempi e modi anche del cinema 'leggero', mettendo in scena con sufficiente perizia un copione da lui stesso firmato insieme ad Alessandro Aronadio e a Renato Sannio. Una storia nella quale i giovani non appaiono categorizzati con semplicità e mostrano un'anima, una sensibilità, una soggettività che normalmente viene loro negata - o quantomeno approssimata - nei film che si occupano di adolescenti: tanto basta a trasportare Classe Z un gradino sopra la media del cinema affine contemporaneo. Nel cast i nomi di maggiore richiamo sono quelli di Alessandro Preziosi, Francesco Russo, Antonio Catania, Andrea Pisani, oltre a quello della youtuber Greta Menchi. 4/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta