Regia di Joachim Trier vedi scheda film
Quello di Joachim Trier è un cinema sempre sul crine della metafora e dell’ambiguità, impossibile da ricondurre a un genere definito e attentissimo all’aspetto visivo. In questo senso, funzionano la sequenza al party, erotica e psichedelica, quella dello spettacolo teatrale nonché alcune idee sinistre e affascinanti (Thelma possiede un potere molto particolare che non posso spoilerare).
Metafora che però rimane abbozzo, intenzione silente, schiacciata dal peso di una narrazione flemmatica e inutilmente dilatata. La tensione erotica della prima parte soccombe sotto il peso di un ritmo pedante e gessato, torpido e soporifero. Alla fine ciò che vien fuori è un clamoroso flop di intenti e creatività, sottilmente pretenzioso e terribilmente derivativo.
Lo hanno definito un incrocio tra “Carrie” e Bergman, ma se il paragone col film di Brian De Palma è indecoroso, quello col maestro svedese pare quasi una bestemmia. “Thelma” semplicemente non parte mai, ma anzi nella perseveranza del suo ritmo terribilmente statico rielabora schemi, idee, concetti e tracce narrative altre mascherandoli da apparente cinema d’autore.
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