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Thelma

Regia di Joachim Trier vedi scheda film

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La recensione su Thelma

di maurizio73
7 stelle

Il giovane regista norvegese ci conduce per mano nel travagliato viaggio di una adolescente repressa alle prese con la straordinaria plasticità della psiche umana; un dipolo di esperienze contraddittorie e laceranti, scisso tra il 'doppio legame' materno e le frustrazioni confessionali del complesso di Elettra.

L'inizio dell'Università coincide per Thelma, con la scoperta della sua attrazione per lo stesso sesso e con le preoccupanti manifestazioni di violente crisi psicogene che si innescano durante situazioni di forte stress emotivo. Quando gli strani eventi che la vedono protagonista, portano alla scomparsa della ragazza cui è legata, emergono particolari della sua infanzia che aveva rimosso ed un segreto familiare che i suoi genitori sembrano custodire gelosamente.

 

locandina

Thelma (2017): locandina

 

Psicocinesi, doppio legame ed...entanglement quantistico

 

La vocazione al racconto di formazione segna per Joachim Trier l'esordio dietro la macchina da presa con un film (Reprise) dove gli elementi autobiografici si traducono nella sofferta ricerca di una propria identità artistica e nelle impegnative riflessioni sul rapporto tra la realtà e le sue molteplici mistificazioni. Come nella riproducibilità di un modello già variamente affrontato dal cinema più o meno di genere (Carrie, Fury, Firestarter, The Medusa Touch), ma con la chiara impronta di un realismo che cerca di indagare più il disagio umano di un inquietante caso clinico (Requiem) che il sensazionalismo delle sue manifestazioni psicosomatiche a metà tra superstizione e antropologia (The Exorcist), il giovane regista norvegese ci conduce per mano nel travagliato viaggio di una adolescente repressa alle prese con la straordinaria plasticità della psiche umana; un dipolo di esperienze contraddittorie e laceranti, scisso tra il doppio legame materno e le frustrazioni confessionali del complesso di Elettra. Come nel curioso parallelo tra un quadretto di famiglia scandinavo di padre barbuto e placido, madre in sedia a rotelle e figlia che cova dentro un segreto inconfessabile (When Animals Dream) ma più ancora nella sanguinaria tara familiare di una raccapricciante tradizione accademica (Grave), i segreti prima o poi vengono al pettine, sancendo il primato di una legge naturale che trova il suo compimento nell'affermazione dell'istinto e nei compromessi di un potere che reclama il controllo come unico deterrente all'autodistruzione. Come un fiume in piena trova il suo corso travolgendo tutto quello che gli si para davanti, i poteri psicocinetici di una Signora delle Mosche (Phenomena) che governa il volo degli uccelli e l'entanglement quantistico, sono le drammatiche manifestazioni di una singolare personalità che cerca di affermare la propria autonomia di figlia e di donna a dispetto di un ostracismo familiare di rigidi precetti e di latente anaffettività, ricomponendo i frammenti di una personalità scissa nel parossismo di crisi psicogene in grado di distruggere il mondo piuttosto che di ricomporlo a proprio piacimento. I bellissimi piano-sequenza aerei che aprono e chiudono il film sulla piazza gremita del complesso universitario, sembrano inquadrare l'emergere di una realtà macroscopica e ordinata dall'universo caotico e probabilistico che lo sottende, chiosando il parallelo che l'autore porta avanti sul dualismo insito nella materia ("...puo darsi che sia una particella che un'onda, a seconda dello strumento di rilevazione che utilizziamo") come in quello altrettanto sottile che governa la nostra natura di esseri mortali, ma insospettabilmente vicini alla devastante potenza che ci avvicina agli dei.
Un film di ossimorico realismo (para)psicologico, nel quale la tensione è sapientemente alimentata dal materializzarsi dall'inquietante natura dei sogni della protagonista e sostenuta dall'uso ritmico delle musiche (la scena della 'scomparsa' dell'amica ricorda il diabolico assassinio di E.Giorgi in Inferno al suono intermittende del Nabucco di Verdi), raggiungendo l'acme nella claustrofobica scena della piscina e nella tragica ambivalenza di un finale illuminato da un piccolo saggio demiurgico che quantomeno contraddice il Terzo Principio della Termodinamica. Molto bene per la giovane Eili Harboe già vista nel catastrofico The Wave e funzionale la coppia Henrik Rafaelsen&Ellen Dorrit Petersen già coniugi in crisi nel conturbante Blind di Eskil Vogt, autore da sempre sodale di Trier e qui anche della sceneggiatura.

Presentato al Toronto International Film Festival 2017 e colpevolmente escluso dalla short list dei migliori film in lingua straniera (Norvegia) agli Academy Awards 2018.

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