Regia di Edgar Wright vedi scheda film
Un film che rielabora il noir metropolitano alla Walter Hill iniettandovi un gusto per il pulp alla Quentin Tarantino e un'originalità formale strepitosa.
Scritto e diretto dal regista di Scott Pilgrim vs. the World (che lo aveva mentalmente concepito da parecchio), è un film che rielabora il noir metropolitano alla Walter Hill (più d'uno i riferimenti a Driver l'imprendibile) iniettandovi un gusto per il pulp alla Quentin Tarantino e un'originalità formale strepitosa, imperniata sul sincrono connubio tra l'audio e il video, tra il suono e l'immagine. Così operando, Edgar Wright si rivolge in primo luogo – ma non soltanto – ad un pubblico di adolescenti (cioè di coetanei del protagonista), la cui nostalgia per la musica di epoche da loro nemmeno vissute si consuma nel malinconico ascolto di playlist su supporti digitali: non è casuale che Ansel Elgort abbia sempre le cuffiette nelle orecchie per alleviare un dolore (fisico, ma in verità emotivo). Rispetto alle fatiche precedenti di Wright, Baby Driver diverte con più moderazione, ma fa mostra di una vena euforica e di un fascino pop abbacinanti, di una linearità narrativa che non è mai sinonimo di schematismo, di citazioni cinefile servite come pasticcini (geniale lo scherno verso Monsters & Co.) e di una sottile capacità di toccare molti temi e di beffarsi degli stereotipi (che sbiadisce, purtroppo, nel finale cedimento del boss Kevin Spacey alla bontà: peccato...). Jamie Foxx è davvero simpatico.
Colonna sonora di paradisiaca gradevolezza, lungo la quale si susseguono i Queen (Brighton Rock), Simon & Garfunkel (col brano eponimo), la celebre Tequila, Barry White e la Incredible Bongo Band.
♥ BUON film (7) — Bollino VERDE
VISTO al CINEMA
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