Regia di Clio Barnard vedi scheda film
TFF 35 - FESTA MOBILE
Dopo anni trascorsi a dirigere una fattoria in Sudamerica, Alice è costretta a far ritorno nella dimora inglese paterna: una fattoria di ovini e pascoli che il padre ha coltivato in regime di mezzadria, titolarità che la donna intende riscattare.
Ma al suo rientro trova la fattoria quasi in stato di abbandono, mandata avanti con lassismo e una inedita stravaganza ecologica dal fratello, solo ed affetto da disturbi psichici e di autocontrollo evidenti.
Tra i due scoppia una accesa contesa a rivendicare ognuno la propria titolarità, proprio mentre il proprietario terriero cerca di convincere il fratello ad aggiuducarsela, per poi rinunciare a favore dei proprietari stessi, in cambio di una buonuscita.
Ma il ritorno a casa riaccende anche e soprattutto terribili ricordi legati a certe barbare abitudini che il capofamiglia esercitava sulla prole.
Dark River segna il ritorno in regia della valida Clio Barnard, apprezzata molto col precedente The selfish giant.
Un ritorno impegnato a focalizzare i dettagli di una violenza domestica inaccettabile.
Un film teso che scava nell'intimo di chiarimenti mai avvenuto nemmeno tra patenti più prossimi: reticenze devastanti su atti fuori da ogni concezione, divenuti il modo conduttore della improvvisa scomparsa della ragazza un decennio prima.
La brava Ruth Wilson si incarica di reggere - e lo fa saldamente - le sorti recitative di un ruolo drammatico e teso.
E il noto e fascinoso Sean Bean si cuce addosso un ruolo terribile, scomodo, scellerato che gli fa onore quanto a coraggio e voglia di confrontarsi con una figura di uomo indifendibile.
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