Regia di Nicolas Silhol vedi scheda film
Il percorso intenso e metamorfico che scandisce la maturazione interiore di una tenace manager, responsabile delle risorse umane di un grande gruppo economico e per questo padrona di destini di interi gruppi familiari. Intenso, attualissimo, non proprio folgorante nella trattazione.
L'azienda prima di tutto. Come una divinità a cui sacrificarsi ed obbedire dimostrando efficienza, dedizione, brillantezza d'azione e capacità di risolvere anche le problematiche più difficili che la vedono piegarsi alla razionalità e al buon senso, quello che dovrebbe rendere l'uomo differente da una belva senza scrupoli e senza rispetto.
Emile è una manager rampante che ha scelto l'azienda come scopo di vita e a cui vi si dedica con tutte le proprie capacità e risorse, senza orari e ne flessibilità.
È la responsabile delle risorse umane di una multinazionale del settore agro-alimentare, a cui spetta l'ingrato compito - ormai una prassi in periodi di ossessionati tagli dei costi - di tagliare i "rami secchi" e livellare le disecononie controproducenti.
In una società dominata dalla esigenza di crescita e dalla massimizzazione dei profitti, le vittime della pulizia che caratterizza i tagli al personale vedono l'efficienza manager agire come una forbice dalla elevata ed impeccabile efficienza produttiva, come in bisturi preciso e spesso indolore, almeno nelle apparenze.
Ma quando un dipendente, distrutto dall'essere stato licenziato a pochi anni dal congedo e nonostante le indiscusse doti collaboratrice, decide di suicidarsi gettandosi dalla cima della sede sociale, per Emile il mondo di certezze e di dedizione senza scrupoli ai dettami aziendali si tramuta a poco a poco in una dolorosa rinascita, con una presa di coscienza che le fa aprire finalmente gli occhi sulla spietatezza senza scrupoli con cui ha da sempre condiviso la politiche aziendali, scalando i vertici sulla pelle altrui.
Corporate ci parla di disumanità note ed escalation dove l'arrivismo e la spregiudicatezza diventano una condotta di vita che diviene l'unico lasciapassare per restare sulla cresta dell'onda.
Celine Sallette è a mio avviso una delle più valide ed intense interpreti giovani del Cinema francese di oggi.
Ma il film descrive situazioni pur inquietanti e si impegna con circospezione in una critica più che legittima e dai connotati tristemente riscontrabili oggi in molti contesti lavorativi odierni, ma si riduce ad una rappresentazione di contrasti arci-noti e visti, sviluppati e rappresentati in molte altre occasioni, senza in realta' regalarci qui spunti o riflessioni veramente nuovi, al di là dell'innegabile profondità del personaggio della protagonista, impegnato a rimettersi dolorosamente in discussione.
Regia un po' convenzionale e senza validi spunti di rilievo da parte del volenteroso esordiente Nicolas Silhol.
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