Regia di Mario Siciliano vedi scheda film
Nella Russia dell’Ottocento Eldar Kan lotta contro gli oppressori trovando dei nemici in due potenti famiglie; la fidanzata di Eldar Kan, Tamila, viene rapita, e lui passa al contrattacco.
Cento minuti di avventure, scontri all’arma bianca, sentimenti forti, situazioni grossolane e battute colme di una retorica sempre eccessiva, farlocca; il tutto nel nome di una rivincita di classe, dei meno abbienti del popolo russo del XIX secolo nei confronti dei biechi potenti senza cuore, che si accosta a quella personale del protagonista, cui è stata rapita la fidanzata: questo è I leoni di Pietroburgo, fra le prime pellicole dirette dal mestierante Mario Siciliano. Spaghetti western e film di guerra erano stati i primi generi esplorati dal Nostro; qui approda al cappa & spada (all’incirca) dando prova ancora una volta di saper confezionare un prodottino comunque guardabile nonostante il budget ridottissimo e le idee, ahinoi, ancora più ristrette, quasi si potrebbe dire qui latitanti. Il regista figura inoltre qui come sceneggiatore insieme a Dean Craig (che poi sarebbe Piero Regnoli, impiegato in questo film anche in una delle sue rarissime parti da interprete) e Stefan Topaldjikov; fra gli attori in scena compaiono poi Mark Damon, Erna Schurer, Frank Farrell cioè Franco Fantasia, Carla Mancini, Gary Wilson e Barbara O’Neil: tutti rispettabili caratteristi dell’epoca, o poco più. Se nel complesso l’opera delude abbastanza, come d’altronde auspicabile date le premesse, siamo però ancora di fronte al miglior Siciliano, distante dalle pellicole sciatte e morbose che licenzierà a partire dai primi anni Ottanta, scivolando progressivamente nel cinema a luci rosse. 2,5/10.
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