Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film
L’avventura di Alex De La Iglesia inizia nel ‘91 con un corto di circa undici minuti dal titolo Mirindas Asesinas, un grottesco e bizzarro horror-movie girato in bianco e nero con protagonista Alex Angulo (presenza fissa nelle prime produzioni del regista), il corto è allucinante e allucinato ma evidenzia qualità tecniche non comuni che vengono subito notate da critici (diversi premi vinti) e addetti ai lavori.
In particolare si fa avanti niente meno che Pedro Almodovar che con la sua casa di produzione El Deseo mette De La Iglesia nelle condizioni di girare il suo primo lungometraggio lanciandolo così nel mondo del cinema che conta, o almeno servendogli su un piatto d’argento un occasione più unica che rara.
Il primo vagito artistico del regista di Bilbao (classe ‘65) è in realtà un urlo forsennato, il film si apre sull’istantanea di un culturista legato e imbavagliato da una banda di reietti portatori di handicap, sono i terroristi di Accion Mutante, una combriccola di bizzarri individui che in una Spagna futuristica e distopica combatte armi in pugno il falso perbenismo della società.
Una società militarizzata che opprime le fasce più deboli e che non esita ad usare il pugno duro pur di mantenere l’ordine costituito, ben appoggiata dai mezzi di comunicazione e in particolare dalla televisione, organo di regime per eccellenza.
Tuttavia da quando hanno perso il loro carismatico leader Ramòn (Antonio Resines), le azioni terroristiche del gruppo si sono fatte sempre più tragicomiche, per fortuna il vecchio capo sta per uscire dal carcere ed è già pronto per un nuovo e redditizio colpo, rapire la figlia di un potente industriale, il re dei biscotti integrali Orujo (Fernando Guillèn).
L’azione è studiata nei minimi dettagli, prevede l’irruzione della banda durante i festeggiamenti per il matrimonio di Patricia (Frederique Feder) con il suo futuro consorte Luis Maria de Ostolaza (Enrique San Francisco) ma come è facile immaginare l’impresa non sarà delle più semplice e dopo una serie di equivoci scoppierà il finimondo.
- Cosa eravate quando vi ho trovato?
- Eravamo spazzatura, rifiuti d’ospedale!
- Chi vi ha tirato fuori dal fango e vi ha dato dignità?
- Tu Ramòn!
- E che cosa siete adesso?
- Mutanti! Mutanti! Mutanti!
Azione Mutante è una dichiarazione d'intenti formali e narrativi di limpida chiarezza, è un film che nella sua evidente essenza sperimentale propone una visione già definita, un mondo e un percorso cinematografico che appare subito unico e inimitabile nonostante scaturisca da un miscellanea di influenze e stili già assimilati e condivisi.
L’universo alienato di Alex De La Iglesia nasce da un processo citazionista che omaggia e reinventa, che richiama i generi più disparati e disperati e li frulla insieme ottenendo un unico corpo filmico, ne esce fuori una specie di mostro abnorme dalle peculiari caratteristiche: eccessivo, ironico, divertente, grottesco, violento, immorale, fumettistico, allegorico, brillante.
Tutto questo e molto altro è presente nella sua opera d’esordio, uno sci-fi visivamente accattivante, esagerato come la moltitudine di figure che dominano un palcoscenico farsesco che non concede nessun appiglio, variando continuamente i registri del racconto ma mantenendo sempre un ritmo forsennato.
I terroristi di Accion Mutante sono degli sfigati folli, anarchici e perdenti, antieroi in cerca di una rivalsa sociale che non avranno mai, perché anche loro vittime inconsapevoli di un sistema fallato, di un mondo dominato dall’apparenza e dal denaro, un mondo dove la verità viene filtrata attraverso lo schermo deformato della televisione, onnipresente narratore delle tragedie quotidiane.
Ma l’opera d’esordio di De La Iglesia è prima di tutto una divertente action/commedy, un film dai dialoghi surreali e dalle battute micidiali, il plot firmato dal regista e dal suo fido collaboratore Jorge Guerricaechevarrìa gioca con i generi facendone un unico affresco, un disegno diseguale che sembra fregarsene di qualsiasi equilibrio narrativo, è un vortice che travolge con la forza dirompente di suoi personaggi, figure che paiono uscite da un fumetto underground e che diventano fondamentali pedine di un gioco al massacro dissacrante e irriverente.
Alex e Juan, gemelli siamesi uniti in un solo corpo, il povero Manitas vittima dei pestaggi della polizia, Cèsar il mezzo uomo che fluttua sulla sua piccola navicella imbottito di esplosivo dichiarando “un giorno di questi scoppio!”, M.A. sordomuto dalla nascita e con uno dei Q.I. più bassi del pianeta, il gobbo (ebreo, massone, comunista, e probabilmente omosessuale) Chepa, questi sono solo alcuni dei protagonisti di un universo fantastico dominato dalla violenza, figure sgangherate che diventeranno prototipi da perfezionare per un regista che farà dell’eccesso la sua arma migliore, la sua firma inconfondibile.
- Sarà stata dura lì dentro tutto questo tempo no capo?
- Non credere, la televisione distrae moltissimo...sopratutto i telegiornali
Il film ha uno sviluppo abbastanza lineare e si divide in tre parti ben distinte, nella parte centrale (quella ambientata sulla navicella spaziale) non tutto funziona come dovrebbe ma il finale sul pianeta desertico Axsturias è una vera goduria, spuntano fuori altri personaggi folli e la resa dei conti al Bar La miniera perduta è un esplosione di sangue e membra tranciate degna di un festival dell’orrore, una conclusione inevitabile che dopo tanta follia sembra lasciarci un briciolo di speranza.
Opera d’esordio fulminante e imperfetta, esteticamente già molto raffinata e definita (il cinema di Terry Gilliam è più di uno spunto), ottima la fotografia di Carles Gusi ma i tre premi Goya su sei Nomination andranno al miglior trucco, migliori effetti speciali e miglior direttore di produzione.
Voto: 7
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