Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Interrotta dal dittico “L’albero, il sindaco e la mediateca” e “Incontri a Parigi”, la serie dei racconti delle quattro stagioni riprende con questo “Racconto d’estate” distribuito in Italia come “Un ragazzo, tre ragazze” nell’ingenua speranza, poi andata puntualmente delusa, di attirare qualche spettatore in più con un titolo malizioso ed ammiccante. Il riferimento più immediato per questa ennesima opera estiva di Rohmer è “Pauline alla spiaggia”, di cui potrebbe costituire quasi un seguito, sia per l’ambientazione (qui siamo però in piena estate, là a fine stagione) sia per la protagonista femminile, la sempre ottima Amanda Langlet. Personalmente vi ho trovato un forte legame con “L’amico della mia amica” nella sua deliziosa girandola di giovanili intrecci sentimentali oltre che nelle continue e brillanti oscillazioni tra amicizia e amore, ma evidenti sono anche i richiami a “Il raggio verde” tanto nella divisione in capitoletti corrispondenti ai diversi giorni della vacanza quanto nell’atteggiamento del protagonista. Se Delphine ne “Il raggio verde” diceva: “Io non ho niente in mano. Se io dessi qualcosa, se io avessi qualcosa da offrire, gli altri se ne sarebbero già accorti, quindi se mi stanno alla larga è normale, è solo colpa mia!”, il giovane Gaspard sostiene: “Il mio unico problema, soprattutto quando sono in un gruppo, non è tanto comunicare ma essere. Ho l’impressione che il mondo esista intorno a me, ma io no. Io non esisto affatto. Sono trasparente, invisibile. Vedo gli altri ma loro non vedono me. Persino se sono con l’amico più brutto, il più insignificante, le ragazze notano lui, non me.” Come Delphine, anche Gaspard si piange un po’ addosso, ma soprattutto in compagnia si sente a disagio: “Ho sempre detestato i gruppi. Non voglio integrarmi. E anche se volessi, non ci riuscirei!” (in entrambi i film tra l’altro si cita Jules Verne). Giunto in vacanza a Dinard (Bretagna) il 17 luglio, ospite in una casa di amici, il neo laureato Gaspard passa il primo giorno e mezzo tra solitarie e un po’ annoiate passeggiate lungo mare e accordi con la chitarra, sua vera passione. Il mattino del 19 luglio, in spiaggia, viene avvicinato dalla quasi coetanea Margot che già la sera precedente lo aveva adocchiato al bar dove lavora per l’estate come cameriera. “Sei qui da solo?” domanda lei. “Sono un volgare vacanziere!” si definisce lui. I due fraternizzano in breve tempo. Si scopre così che Gaspard si è appena laureato in matematica ed è pronto per iniziare a lavorare dal 16 agosto a Nantes in un ufficio di consulenza, anche se il suo desiderio sarebbe l’insegnamento: “Preferisco insegnare: guadagnerò meno ma avrò più tempo libero. Non intendo organizzare la mia vita in funzione dei soldi!” Margot invece è diplomata in etnologia e d’estate si mantiene lavorando nel ristorante della zia. Dopo il liceo avrebbe voluto trasferirsi all’estero ma, innamoratasi di un ragazzo che lavorava in Francia, ha preferito approfondire le sue ricerche culturali in Bretagna. E’ infatti molto attenta allo studio delle persone: “La gente mi incuriosisce. Nessuno è del tutto privo di interessi!” Ora è fidanzata con un ragazzo che lavora in Polinesia ed aspetta “fedelmente che ritorni come la moglie di un marinaio.” Il giorno successivo Gaspard accetta di accompagnare Margot da un pescatore che ha lavorato a Terranova. Nel tragitto rivela all’amica il suo interesse per la musica (sta anche scrivendo una canzone), sottolineando peraltro che “Sono più portato per comporre che per suonare.” I due sono sempre più affiatati e Margot inizia a scherzare con Gaspard dicendogli: “Dovresti guardare le ragazze, visto che sei solo!” In realtà il ragazzo sta aspettando per il 20 luglio l’amica Lèna: “La tua fidanzata?” chiede maliziosa Margot. “Se vuoi, ma non esattamente.” replica lui. Gaspard ha di Lèna una visione idealizzata, come spesso capita ai personaggi rohmeriani. Pensa infatti che sia “una ragazza molto intelligente, quasi un genio”. E’ però consapevole che “abbiamo molte affinità, ma non è innamorata di me. Non mi prende sul serio. Almeno per il momento.” Lèna in questo momento è in vacanza in Spagna con la sorella e poi dovrebbe essere ospite di alcuni cugini in una località vicina. Insieme dovrebbero visitare l’isola di Ouéssant. Gaspard non sa però dove abitano i cugini di Lèna e non sa nemmeno come comunicare con la ragazza, visto che non ha un suo recapito (altro vizio per i personaggi di Rohmer, basti pensare alla protagonista di “Racconto d’inverno”, titolo ripreso anche nell’idea dell’attesa da parte del protagonista del suo amore ideale, rispetto al quale tutte le altre relazioni perdono di significato, in questo caso gli sviluppi sono comunque ben diversi). Gaspard aspetta fiducioso l’arrivo di Lèna, del resto con lei si è sempre incontrato per caso, mai per appuntamento: “L’abitudine del caso: carina come formula!” commenta ironica Margot. La sera successiva Margot e Gaspard escono insieme e vanno a ballare in gruppo con alcuni amici di Margot. Gaspard dopo un po’ si isola, rivelando le sue difficoltà a socializzare, ma, inconsapevole, attira l’attenzione incuriosita di una affascinante ragazza bruna, Solène, episodio che, il giorno successivo, gli viene subito fatto notare da Margot che peraltro, inizia ad avanzare dei dubbi sulle vacanze di Lèna, oltre che sull’esistenza stessa della ragazza. Gaspard ha anche pensato che la ragazza possa avergli mentito ma continua a sperare di incontrarla. Del resto l’amicizia creatasi con Margot per lui è un ottimo diversivo che rende assai piacevoli le sue vacanze. Gaspard confessa di credere nell’amicizia tra un ragazzo e una ragazza ma allo stesso tempo afferma che “in genere cerco una compagna non un’amica. Quando non ho una compagna sopporto meno le amiche.” Con Margot però la complicità sembra totale. Durante una delle loro lunghe passeggiate Margot provoca Gaspard: “Se fossi al posto tuo invece di aspettare mi cercherei un’altra ragazza per l’estate.” Secca la replica di Gaspard: “Prima di tutto non mi interessa. E poi se anche volessi, non la troverei.” “Perché?” domanda Margot. “E’ il mio destino. Non ottengo mai le cose in cui non credo profondamente.” Margot lo bacchetta dicendogli che “tu rifletti troppo.” e nel frattempo gli propone di prendere in considerazione Solène, la ragazza che lo aveva adocchiato in discoteca, ma Gaspard sembra nicchiare. “Nella vita non sono uno che cerca di conquistare ad ogni costo, uno che vuole provocare la sorte. Al contrario preferisco che sia la sorte a provocare me.” Gaspard è attratto dall’idea che “la probabilità di un evento si possa verificare o no.” Certo, con le ragazze prende l’iniziativa solo quando sa di avere una possibilità, “anche minima”, ma allo stesso tempo “mi piacerebbe essere uno di quei ragazzi che, senza fare niente, hanno un sacco di ragazze ai loro piedi.” Gaspard di una cosa però è convinto: “Non posso amare una persona che non è innamorata di me. E poiché nessuno mi ama, non amo nessuno!” Le paure ed i dubbi sulle sue difficoltà a relazionarsi lo frenano parecchio nel rapporto con gli altri, perché non si sente apprezzato per quello che è, ma Margot lo rassicura, confermandogli quello che gli aveva già detto, tempo prima, un grafologo sul fatto che si sarebbe espresso al meglio verso i 30 anni. Nel frattempo un sabato mattina si imbatte sulla spiaggia proprio in Solène. La ragazza lo invita a passare la giornata con lei dagli zii a Saint Malo e Gaspard, forse stuzzicato anche dalle provocazioni da Margot, accetta. Gaspard fa quindi sentire a Solène la canzone “marinaresca” che ha composto per la sua ragazza e insieme la cantano. Anche Solène, conosciuta la condizione di attesa di Gaspard, gli consiglia di lasciar perdere Lèna. Dopo un giro in barca con gli zii, la sera, a cena, tutti insieme chiacchierano ancora della canzone di Gaspard ed il ragazzo, per la prima volta, pur nell’imbarazzo di dover parlare di una canzone d’amore scritta per una fidanzata, sembra a suo agio in compagnia. Rimasto solo con Solène, i due amoreggiano sul divano ma Solène non si concede, perché non va a letto con un ragazzo la prima sera. Nonostante appaia come una ragazza disponibile, infatti, Solène afferma di essere piuttosto esigente su certi principi. Il giorno successivo Solène propone a Gaspard di andare insieme a Ouéssant per qualche giorno e, il ragazzo, nonostante alcune iniziale titubanze (lo aveva promesso anche a Léna) accetta. Durante la settimana, dal momento che Solène è al mare solo nei week end, torna a frequentare Margot che inizia a manifestare una certa gelosia e fastidio verso i suoi atteggiamenti volubili, fino a quando incontra per caso Léna, tornata dalle vacanze in Spagna. Il primo giorno è idilliaco: “Lèna è unica. Rappresenta il mio tipo ideale. E’ una cosa che sento in modo così forte da non poterla spiegare” racconta entusiasta Gaspard a Margot, convincendosi che Solène rappresentava solo una tentazione, ma il vero amore è Lèna che peraltro gli ha ricordato della gita che avevano programmato insieme. Il giorno successivo, dopo un appuntamento andato a vuoto e la scoperta che devono rinviare di qualche giorno la gita, tra i due tutto è cambiato: Léna ha un atteggiamento scontroso ed infastidito, definisce, irritata, il ragazzo “burocratico” perché non capisce le sue esigenze e non accetta di fare una vacanza più breve e gli rivela inoltre come non sia troppo gradito ai suoi cugini che non lo ritengono all’altezza di Lèna. La ragazza si sfoga e rivela una certa presunzione, simile a quella dei personaggi maschili dei racconti morali: “Sono infinitamente superiore a tutti i ragazzi che mi girano intorno. Non voglio regalare a nessun uomo neanche la minima particella della mia libertà. O soltanto a quello che amerò, quando l’avrò trovato!” Rifiuta persino che il ragazzo le prenda la mano. Gaspard si confida con Margot: “Sempre così con Léna: un giorno è tutto rosa e un giorno è tutto nero!” ma l’amica gli fa presente che Léna “è troppo presa da se stessa.” I due si scambiano un bacio. Gaspard decide di non andare in gita con Solène la quale non gliele manda a dire (“Gli uomini sono tutti codardi: non vogliono correre rischi. Se hanno una ragazza non la mollano finché non sono sicuri dell’altra.”). Di fronte alle insistenze della ragazza, Gaspard comunque acconsente, sia pure non troppo convinto, di partire con lei per Ouéssant. Peccato che si rifaccia anche viva la capricciosa Léna che lo chiama tentando di riappacificarsi e gli conferma, gentile e graziosa, l’appuntamento per andare insieme a Ouéssant. Gaspard preferirebbe la compagnia di Margot (anche lei si era resa disponibile in precedenza per la stessa meta) ma giustamente la ragazza non vuole “essere un ripiego”, né tanto meno “la sostituta della sostituta”. Quando così un amico gli telefona dicendogli che ha un registratore da vendergli a buon prezzo, Gaspard decide di partire da Dinard senza avvertire né Léna né Solène. Solo Margot lo aspetta al molo, così che i due possono salutarsi con affetto. “Racconto d’estate”, insieme con “L’amico della mia amica” è il mio Rohmer del cuore, quello in cui l’immedesimazione scatta automatica. Molti contestano al regista francese di non essere in sintonia con la maggioranza dei giovani. Probabilmente appartengo (o meglio, ormai sono appartenuto) sempre alla minoranza. Il terzo episodio del ciclo dedicato alle quattro stagioni è l’analisi sorniona, vivace e spensierata della confusione e dello smarrimento sentimentali di un ragazzo che, a furia di voler essere provocato dalla sorte e di affidarsi all’”abitudine del caso” si ritrova, per citare l’amica Margot “come un mendicante che si sveglia miliardario”. Gaspard è un personaggio quasi inedito in Rohmer. Lontano tanto dai giovani protagonisti de “La fornaia di Monceau” e “La carriera di Suzanne”, quelli sì veramente vigliacchi e canaglieschi, quanto dai personaggi più adulti degli altri racconti morali (l’età secondo me è un elemento di differenza da non sottovalutare), più vicino al goffo François de “La moglie dell’aviatore”, senza però il suo atteggiamento noioso, infantile ed assillante, o meglio al Fabien di “L’amico della mia amica”, ma più insicuro e problematico (molti invece lo hanno avvicinato al Frédéric de “L’amore, il pomeriggio” per il fatto di essere diviso tra la fedeltà ad un amore assoluto - per Frédéric la moglie, per Gaspard Léna - ed il forte desiderio di tradirlo, senza però che questo desiderio trovi concreta ed effettiva realizzazione). Gaspard, non a caso definito dal regista “un uomo difficile” teme a volte di passare per cinico, ingenuo, egoista o calcolatore, forse a tratti lo è come gli dice Margot che al pari di Solène lo accusa altresì di non voler correre rischi, di non assumersi delle responsabilità, di non fare delle scelte decise, ma in realtà, credo, spesso non sappia davvero come comportarsi, è confuso, imbarazzato, immaturo, insicuro, anche involontariamente ambiguo, in contraddizione tra ciò che dice e ciò che fa (del resto chi non lo è a quell’età, soprattutto in faccende di cuore), comunque innocente, puro, sincero (sa che Léna non lo ama ma si illude che possa amarlo, ingannando se stesso più che gli altri), coinvolto, suo malgrado, in una situazione ben più grande di lui. Gaspard non ha nemmeno molta autostima, si sente invisibile, quasi inadeguato. Questo lo capisce benissimo Margot, l’unica ragazza con cui riesce ad essere sempre se stesso, senza sentirsi nella condizione di doversi creare un personaggio. Non a caso Margot gli dice: “E’ più facile essere spontanei con un amico che con un innamorato. Perché non bisogna recitare!” Ed infatti Margot è l’unica ragazza con cui Gaspard andrebbe volentieri a Ouèssant ma alla resa dei conti il ragazzo preferisce la fuga, il caso gli viene nuovamente in aiuto. La sua scelta però, pur pilotata dal destino, pare consapevole sebbene Gaspard sostenga di non riuscire mai ad ottenere quello che vuole, al contrario di quanto gli fa presente Margot al molo. Scrive Flavio Vergerio: “Quel non arrivare mai a niente nasconde forse il senso di una ricerca che non finisce, un’iniziazione al dolore che passa attraverso l’impossibilità di un innamoramento definitivo.” (da “La parola vista”) Margot andrà a Ouèssant con il fidanzato (chissà se reale o fittizio, con Rohmer il dubbio rimane sempre, soprattutto alla luce del precedente “Incontri a Parigi”), Gaspard invece aspetterà la tanto agognata completa maturazione verso i 30 anni, quando, come gli è stato pronosticato, si esprimerà al meglio, forse ricordando e/o rimpiangendo quell’amicizia/amore estivo mai consumato con Margot, al di là di fugaci, illusori, baci rubati. Rohmer, qui baciato dalla grazia, sceglie al solito i (magnifici) tempi giusti, crea con palpabile veridicità la tipica e perfetta atmosfera di una qualunque estate (il lungo incipit silenzioso con l’arrivo di Gaspard è magnifico), sa giocare con arguta curiosità, toccante sensibilità ed invidiabile sapienza con le diverse sfaccettature dell’amore (Léna è l’amore idealizzato, Solène l’amore fisico, Margot l’amore confidenziale, direi romantico e più sincero), utilizza attori nati per la parte (ottimo il protagonista Melvil Poupaud, di una naturalezza esemplare e di una autenticità disarmante, apprezzato poi anche in “Le temps qui rest” e “Il rifugio” di Ozon), affida alla splendente Amanda Langlet ancora una volta il ruolo di acuta osservatrice di girandole amorose. Pauline è cresciuta e maturata, il suo sguardo, ora complice ora distante, però non è mai del tutto imparziale o distaccato. “Racconto d’estate” chiude con malinconia e tenerezza i film “balneari” del regista. Rohmer, con il tempo si è avvicinato sempre più ai suoi personaggi. Siamo lontani dall’atteggiamento oggettivo, ma anche un po’ freddo dei primi racconti morali. Qui il regista segue passo passo, con garbato e partecipe affetto, quasi come un amorevole padre, le incertezze, le debolezze, le ansie, i dubbi, gli sbagli, gli effimeri entusiasmi, le ingenue infatuazioni, i casini, i paradossi e i pasticci dei suoi personaggi, li accompagna con affabile comprensione nel loro peregrinare, ne coglie attraverso dialoghi se possibile ancor più genuini, cristallini e spontanei del solito, le più sottili sfumature e contraddizioni, scherza ironico con i loro destini, regalando coincidenze e sorprese ad ogni svolta narrativa. Con i film di Rohmer non è tanto una questione di stare al gioco: chi non lo ama rifiuterà anche quest’opera, che, peraltro, a conti fatti mi pare più commerciale, semplice, “giovanile” di tante altre, al pari credo solo de “L’amico della mia amica” (altro che le strombazzate ed omologate commedie sentimentali che vanno tanto di moda). Chi invece si riconosce nel suo stile di racconto leggero eppur così incisivo, quasi chirurgico, lontano da fastidiose ovvietà e irritanti volgarità ne apprezzerà ancor di più la scorrevole freschezza e il divertito umorismo della messa in scena. In questo caso, poi, mi pare che il regista abbia saputo descrivere un personaggio maschile come raramente in passato gli era capitato, come se si fosse immedesimato nella studentessa di etnologia Margot. Gaspard così ci diventa familiare, ci risulta simpatico nonostante le sue scelte o non scelte non sempre condivisibili, ci riconosciamo in certi suoi atteggiamenti, riviviamo esperienze del nostro vissuto e ne sorridiamo, quasi compiaciuti. Le emozioni e le sensazioni che suscita in me questo film sono del tutto personali, intime, quasi ipnotiche: citando Gaspard a proposito del suo rapporto con Léna “una cosa che sento in modo così forte da non poterla spiegare”. Solo che, a differenza del fugace, passeggero e poco convinto innamoramento di Gaspard per Léna, il mio amore per questo film si fa sempre più consapevole, febbrile ed appassionato. Piccola nota: la versione distribuita nelle sale è priva di tre sequenze: l’incontro con il pescatore, la cena con gli zii di Solène e quella con i cugini di Lèna (solo quest’ultima non è stata poi ricompresa nell’edizione in dvd).
Voto: 8 e mezzo
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