Regia di Stefano Incerti vedi scheda film
Nel cinema nostrano dei primi anni del terzo millennio, due degli argomenti più abusati e su cui abitualmente osserviamo riversare tonnellate di luoghi comuni e di facili buonismi, sono Napoli e le donne: prima o poi, pertanto, doveva arrivare un'opera come questa. La parrucchiera - titolo talmente blando da risultare promettente - è una commedia sentimentale non priva di accenni drammatici, un'opera dolceamara ben strutturata dal punto di vista della tenuta narrativa e confezionata con cura da un regista esperto come Stefano Incerti, ma certo carente in quanto a originalità dei temi e soprattutto dei loro sviluppi. Se nel cinema italiano di questi anni compare in scena un personaggio femminile, presto qualcuno ne abuserà, principalmente in senso psicologico, e la sua carica di entusiasmo e di grandi sogni sarà destinata a realizzarsi solamente dopo aver a lungo sofferto; se si parla di Napoli, invece, i casi sono due e diametralmente opposti (d'altronde Napule è mille culure, fuor di qualsiasi ironia, si capisce): o è il pretesto per dar vita a una lotta fra bande armate in una metropoli cinica, nera e malvagia, oppure ci troviamo di fronte a un allegro paesone di volti bonaccioni, sguaiati, speranzosi, che rispondono alle malignità della vita ridendo e cantando. Inutile specificare in quale dei due casi qui ci troviamo, ci accontentiamo solo di rilevare la massiccia (leggasi: invadente) presenza di musiche nel film. Cast apprezzabile: in prima linea ci sono Pina Turco, Cristina Donadio, Lucianna De Falco e Massimiliano Gallo; ruolino anche per Ernesto Mahieux; in sceneggiatura aiutano il regista tre firme femminili: Teresa Ciabatti, Marianna Garofalo e Mara Fondacaro. Produce Rai Cinema. 3,5/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
ha tutta l'aria di essere un film 'di regime' nel senso che sposa in pieno la politica "folkloristica" del sindaco primo cittadino De Magistris, con i suoi proclami su quanto a Napoli si balli e si canti, sempre e comunque (avrebbe dovuto esserci Troisi, la sua ironia pungente contro i suddetti luoghi comuni che affossano la città e possono andar bene solo per qualche turista sprovveduto), si accolga e si dia rifugio, si sorrida e non sia dia peso agli orrori della vita in generale e dinanzi alla catastrofe totale in cui versa la città, quotidianamente invivibile. Mi spiace per Incerti, che dopo il bel Gorbaciof avrà colto l'unica occasione possibile per fare un nuovo film.... ciao
Hai detto tutto benissimo! Non aggiungo altro :) Grazie, ciao
Caro Miguel, la tua recensione è ottima e esauriente come al solito ma troppo severa nel voto. Conosco Napoli e i napoletani per aver lavorato in Campania e pur con le dovute differenze fra i veri napoletani e i campani tutti hanno in comune delle ottime doti. Il film lo abbiamo trovato scorrevole e “credibile” unico “neo” , almeno per noi, non aver sottotitolato alcuni brani di conversazione di difficile comprensione anche per me che il dialetto napoletano lo conosco. Un caro saluto
Mi fido delle tue impressioni, sarà sicuramente una storia verosimile, ma a me è sembrata solo rinverdire i soliti stereotipi, per quanto credibili essi possano essere. A maggior ragione, se la vicenda risulta plausibile, mi piacerebbe che il cinema italiano azzardasse qualcosa di più, mostrasse più coraggio, andasse oltre i consueti schemi e le frasi fatte di rito. Grazie, un saluto a voi.
Commenta