Regia di Joel Coen vedi scheda film
Voto 10/10 A Minneapolis, durante la stagione invernale, un rivenditore di automobili indebitato fino al collo organizza il rapimento di sua moglie da parte di due eccentrici malviventi per estorcere un milione di dollari al suocero, ma gli eventi prendono una piega che nessuno poteva prevedere… Forse il capolavoro dei fratelli Coen, un thriller volutamente “sfalsato”, bizzarro e inquietante, dove la cornice paesaggistica dominata dalla neve finisce per assumere un rilievo figurativo notevole. La sceneggiatura segue in contemporanea le azioni di un piccolo gruppo di personaggi, dal venditore apparentemente mite, ma in realtà completamente rimbecillito che dà il via alla catastrofe, ai due balordi sballati che lasceranno una scia di sangue sempre più consistente, fino allo sceriffo in gonnella, incinta di sette mesi, che svolge le indagini in maniera pragmatica e assennata. Secondo Morandini è “il più misurato e realistico film dei Coen, il più classico almeno nella forma”, e probabilmente ha ragione: è anche uno dei loro film più “umani”, intriso di speranza nel personaggio della McDormand che aspetta un bambino, che ci mostra le ragioni che stanno alla base degli atti malvagi, così come quelle di chi vuole svolgere correttamente il proprio dovere; questa umanità non cancella però il gelido cinismo che è come un marchio di fabbrica del cinema dei Coen e accompagna anche questa spietata dissezione dell'avidita' e della follia umana. Meritato l’Oscar come migliore attrice alla brava Frances, moglie di Joel Coen, ma nel cast spiccano anche William H. Macy (che personalmente ho apprezzato soprattutto in certi film di Paul T. Anderson), Steve Buscemi e lo svedese Peter Stormare, abbonato a ruoli di “cattivo”. Nel complesso, una commedia nera di qualità superiore che riesce a dosare abilmente sberleffi e colpi di tragedia, da vedere preferibilmente in versione originale perché il doppiaggio non riesce a rendere del tutto le espressioni tipiche dei personaggi della regione del Nord Dakota. Tuttavia, devo segnalare almeno una cosa che non mi ha convinto fino in fondo: la scritta iniziale “basato su una storia vera”, quando in realtà è tutta finzione… qual è il senso di questa strizzatina d’occhi allo spettatore da parte dei registi, non riesco a comprenderlo… ma se si esclude questo particolare, resta un'opera di ammirevole forza espressiva e di forte risonanza emotiva.
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