Regia di Gregory Hoblit vedi scheda film
Pare non vi possa essere un caso semplice come quello di Aaron Stampler (Edward Norton), palesemente colpevole dell'omicidio dell'arcivescovo di Chicago, Richard Rushman (Stanley Anderson). Tuttavia l'avvocato penalista Martin Vail (Richard Gere) decide di aiutare il giovane, con il comprensibile disappunto dei suoi collaboratori (stupenda la loro reazione), convinti come la maggioranza della gente che non vi sia speranza di ambiguità alcuna. S'innesta quindi un appassionante triangolo volto alla salvezza o (egoistica) rivalsa personale tra: il pubblico ministero Janet Venable (Laura Linney), che conduce l'accusa e vede nella condanna per omicidio il proprio trampolino di lancio verso il successo; l'avvocato difensore, nel contempo in lotta contro la sua ex e l'inevitabile impopolarità che deriverebbe da una sconfitta, che crede nell'innocenza del suo cliente; e infine lo stesso Aaron, disperato nel tentativo di convincere che il vero assassino sarebbe una terza persona presente sulla scena del delitto e non lui.
Magistrale e indubbiamente interessante variazione in una branca del thriller giallo, a volte ingiustamente bistrattato. Diversi sono i temi toccati, sempre attuali, in particolare relativamente all'oscuro alone che circonda l'arcivescovo e non solo: loschi affari nel settore immobiliare, scandali, violenze, abusi, follie e incesti. In un simile scenario, fino all'ultimo non si potrà mai avere effettiva coscienza della strada intrapresa dal film e l'imprevisto finale giungerà con sconvolgenti rivelazioni (o conferme delle nostre ipotesi).
Da manuale la conduzione, si resta letteralmente incollati alla poltrona senza essere in grado di batter ciglio durante la visione. I dialoghi si seguono con rinnovata curiosità e costante trasporto, merito di una sceneggiatura dalla trama impegnata, logica e coerente, con personaggi a tutto tondo, credibili e convincenti, tanto da sembrare reali. Tra gli interpreti, molti professionali, spicca senza rivali un eccezionale Edward Norton, al tempo ignoto ma parimenti capace di dimostrare fin dal suo esordio la levatura che lo distingue. Consigliato anche soltanto per questo!
L'avvocato Martin Vail viene a sapere che un giovane chierichetto senza un soldo è accusato dell'omicidio dell'arcivescovo di Chicago. Desideroso di apparire sotto i riflettori dei media, non si lascia sfuggire il caso. Quel poco che scoprirà gli basterà per far luce su un groviglio di corruzione e si troverà in lotta contro un pubblico ministero che è stata la sua ex-amante, mettendo alla prova tutta la sua abilità, la sua decisione e persino la sua voglia di vincere ad ogni costo.
Stavolta James Newton Howard non brilla per originalità, è vero, privilegiando forse troppo i tipici arrangiamenti "sinistri" propri del genere. Comunque l'atmosfera del film funziona.
Nulla!
Non ho dubbi in merito: questo è il suo miglior film. Ottimo esordio, peraltro.
Recitazione come al suo solito, un Martin Vail concreto e determinato. Ma non è affatto lui il pilastro del film.
Eccelso. Vera rivelazione. Già alla sua prima prova ottiene un personaggio, Aaron Stampler, che gli consente una poliedrica interpretazione che surclassa gli altri attori qui presenti, allora ben più famosi. E i premi, infatti, dalle candidature fino ai veri e propri riconoscimenti, giunsero a lui.
Brava nel rendere l'antipatia della superba Janet Venable. Degno contraltare in accusa al suo speculare in difesa.
La dottoressa Molly Arrington è caratterizzata con congrua e disinvolta professionalità. Bisogna darle atto di questo.
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