Regia di Terry Gilliam vedi scheda film
L’umanità è decimata da un virus letale; costretta a vivere nel sottosuolo progredisce tecnologicamente fino ad essere in grado di inviare esseri umani nel passato, in realtà più cavie che eroi, con il compito di cambiare gli eventi ma del tutto ignari del dilemma: esiste un presente da salvare o il futuro è già storia avvenuta?
Prendiamo un regista specializzato nel dirigere pellicole dagli scenari distopici, affianchiamogli lo sceneggiatore di “Blade Runner” e un direttore della fotografia (suo fidato collaboratore) capace di dipingere sul grande schermo la città di Gotham City rendendola evocativa come nessuno ha fatto mai. . .aggiungiamoci che in retrospettiva il soggetto sorge da il cortometraggio capolavoro del regista francese Chris Marker, “La jetée”, ritenuto una delle massime espressioni della Nouvelle Vogue, ed ecco che il risultato è un film con un’impronta ben definita e dal particolare fascino, con tocchi di espressionismo e ammiccamenti al cinema europeo, dalle atmosfere grevi ma incalzanti, cupe ma stuzzicanti, a tratti eccitanti per via degli elementi originali ed enigmatici della vicenda.
La scena madre, che ricostruisce l’episodio vissuto dal protagonista da bambino e che lo accompagnerà nel corso degli eventi come un pensiero fisso, è perfetta, un incanto, si costruisce e prende corpo fino all’inevitabile epilogo. . .perché “il futuro è storia”, come reclama la tagline del film.
Bravissimo Bruce Willis, in uno dei ruoli più complessi e più azzeccati della sua carriera, affiancato da un altrettanto capace Brad Pitt, un po’ esasperato e macchiettistico, ma ci sta, questa è un’opera che potrebbe essere benissimamente confezionata in un fumetto.
Forse la presenza di Madeleine Stowe non riempie la scena come dovrebbe, un’attrice con una presenza scenica di maggior spessore e con un livello di recitazione di calibro più elevato avrebbe dato alla pellicola una marcia in più.
Da citare il grande lavoro per la scenografia (le ambientazioni nel futuro sono tanto complesse quanto originali) e le musiche, composte e dirette dal musicista Paul Buckmaster (storico collaboratore di Elton John).
“L’esercito delle 12 scimmie” è uno di quei titoli che, proprio per il suo stile ricercato, è finito per diventare un po’ di nicchia, ma certamente da riscoprire e riassaporare.
Un film che parlava ad un futuro che è già arrivato, un futuro in cui portiamo il peso dell’“incubo della tecnologia”, stando alle parole del regista. Infatti, Terry Gilliam, parlando della resa in scena degli interrogatori a cui è sottoposto il protagonista James Cole nel distopico futuro inscenato, affermò in un’intervista rilasciata alla rivista “Sight and Sound”: «Cercate di vedere i volti sugli schermi di fronte a voi, ma i veri volti e le voci si affievoliscono e rimpiccioliscono e sentite queste minuscole voci nell'orecchio. Per me questo è il mondo in cui viviamo, il nostro modo di comunicare in questi giorni, attraverso dispositivi tecnologici che fingono di fornire comunicazione ma non la possono realmente dare». Era il 1996. . .Profetico!
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