Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
Le affinità elettive sono particolari caratteristiche chimiche che permettono agli elementi di interagire fra loro ed accostarsi l'un l'altro come se appunto intercorresse fra essi una certa affinità. Goethe non poteva trovare una metafora più intellettualmente raffinata ed in apparenza innocente per giustificare lo scambio di coppia, bizzarra pratica che dalla notte dei tempi gli esseri umani amano frequentare. I Taviani prendono il testo originale del poeta tedesco (1809) e ne traggono una sceneggiatura fedele, ma fredda, ai limiti del calligrafismo, in cui la storia cede il passo alle scenografie (Lorenzo D'Ambrosio), ai dialoghi impostati letterariamente, ai costumi, agli ambienti illuminati e curatissimi (fotografia di Giuseppe Lanci). Bentivoglio, la Huppert, Anglad e la Gillain sono un buon poker di protagonisti e la scelta di impostare la pellicola innanzitutto sul piano formale trova in questi quattro nomi - tutti composti ed eleganti nella recitazione - altrettanti interpreti adeguati; autobiografica la scelta di ambientare la narrazione nei dintorni di San Miniato, paese di nascita dei fratelli registi. Ritmo bassino, ma durata contenuta nei cento minuti. Non uno dei prodotti più memorabili dei Taviani, comunque indiscutibili sotto il profilo estetico. Musiche di Carlo Crivelli, 'scoperto' da Bellocchio e già collaboratore di Grimaldi, Giordana, Nino Bizzarri. 5/10.
Ottocento, Toscana. Edoardo e Carlotta vivono un amore felice e sincero; l'arrivo di un amico di lui, Ottone, scompiglia la situazione. Quando poi la figliastra di Carlotta, Ottilia, raggiunge il gruppo, il quartetto mescola le carte in tavola...
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