Regia di Joseph Ruben vedi scheda film
Il tenente ottomano è un film del 2017 diretto da Joseph Ruben, già noto per thriller come A letto con il nemico e The Forgotten. Con una sceneggiatura firmata da Jeff Stockwell (Un ponte per Terabithia), il film tenta di mescolare il romanticismo con il dramma storico, ambientandosi alla vigilia della Prima Guerra Mondiale nell'Impero Ottomano. Tuttavia, nonostante un cast interessante e una produzione visivamente curata, il risultato finale è piuttosto deludente, poiché la storia si sviluppa in modo prevedibile e privo di reale impatto emotivo.
La protagonista della vicenda al centro del film Il tenente ottomano è Lillie (Hera Hilmar), una giovane infermiera americana di buona famiglia che, dopo aver assistito a un episodio di razzismo nel suo ospedale, decide di intraprendere un viaggio in Anatolia per portare aiuti a una missione medica gestita dal dottor Jude (Josh Hartnett). Giunta in territorio ottomano, si scontra con le difficoltà di un mondo a lei sconosciuto, ma trova anche l’amore nel tenente Ismail (Michiel Huisman), un ufficiale dell’esercito ottomano. Questo porta alla nascita di un triangolo amoroso tra lei, Jude e Ismail, mentre sullo sfondo si agitano le tensioni tra l’Impero Ottomano, le truppe russe in avanzata e la comunità armena, sempre più minacciata.
L’idea di raccontare un amore proibito in un contesto storico complesso avrebbe potuto dare vita a un film ricco di sfumature e intensità drammatica. Tuttavia, la sceneggiatura si limita a sviluppare una storia sentimentale prevedibile e superficiale, senza approfondire in modo incisivo i conflitti politici e sociali dell’epoca. Gli eventi storici diventano solo un pretesto per la narrazione romantica, senza mai avere un vero peso sulla trama o sui personaggi. Anche i momenti di guerra e tensione politica vengono trattati in modo marginale, lasciando il film privo della necessaria drammaticità.
Il tenente ottomano (2017): Hera Hilmar, Michiel Huisman
Un aspetto che desta particolare perplessità nel film Il tenente ottomano è il modo in cui viene trattata la questione armena. Ruben evita di affrontare esplicitamente il genocidio armeno, minimizzando il ruolo dell’Impero Ottomano nelle violenze contro la popolazione armena e suggerendo invece che si sia trattato di episodi isolati causati da elementi fuori controllo. Tale scelta narrativa appare problematica, poiché tende a riscrivere la storia in modo edulcorato, riducendo una tragedia di enormi proporzioni a un semplice contesto di guerra.
Dal punto di vista visivo, il film è ben realizzato: le scenografie sono suggestive, le ambientazioni ricostruite con cura e la fotografia valorizza i paesaggi dell’Anatolia con immagini evocative. Anche i costumi e gli elementi di scena contribuiscono a creare un’ambientazione storica credibile. Tuttavia, la regia di Ruben è piuttosto anonima e non riesce a dare spessore emotivo ai momenti più intensi della storia. Persino le scene di battaglia, pur ben montate, mancano di tensione e coinvolgimento.
Sul piano attoriale, Hera Hilmar interpreta una protagonista che dovrebbe essere forte e determinata, ma che spesso risulta ingenua e poco incisiva. Josh Hartnett e Michiel Huisman svolgono il loro compito con professionalità, ma i loro personaggi restano piuttosto stereotipati e privi di reale evoluzione. L’unica performance davvero degna di nota è quella di Ben Kingsley nel ruolo del dottor Woodruff, il medico della missione, che offre sprazzi di profondità emotiva in un film che ne è generalmente privo.
In altre parole, Il tenente ottomano è un film che spreca il suo potenziale, riducendosi a un melodramma sentimentale ambientato in un periodo storico turbolento senza mai sfruttarne davvero le implicazioni. Nonostante un’estetica curata e un cast promettente, la sceneggiatura piatta e la mancanza di coraggio nel trattare i temi più controversi rendono questa pellicola poco incisiva e facilmente dimenticabile. Ideale per chi cerca una storia d’amore in costume senza particolari pretese (a mo’ di dizi), ma una grande occasione sprecata per chi sperava in un dramma storico avvincente e significativo.
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