Regia di François Ozon vedi scheda film
I sintomi di una dolorosa endometriosi sono l'allarmante manifestazione del doppio che si cela nelle irrisolte conflittualità della protagonista,come una sessualità che passa con disinvoltura da una strategia seduttiva di studiata remissività, alla brutalità di una relazione carnale fondata sull'imposizione dei ruoli. Il doppio, secondo Ozon.
Le sedute psicologiche con cui la bella Chloè tenta di risolvere un misterioso disturbo psicosomatico si interrompono improvvisamente quando si innamora del suo terapeuta ed inizia con con lui una appagante convivenza. La scoperta di un gemello dell'uomo, anche lui psichiatra ma dal carattere assai meno remissivo, la spinge ad indagare sull'oscuro passato dei due fratelli, facendo emergere un vissuto conflittuale e violento che la accomuna misteriosamente ai due uomini.
La rimozione del senso di colpa genera mostri
Secondo adattamente per il cinema (dopo Lies of the Twins di Tim Hunter con una bellissima Isabella Rossellini) del romanzo Lives of the Twins della scrittrice americana Joyce Carol Oates, sembra un soggetto non originale singolarmente nelle corde del regista francese avvezzo alle metafore psicanalitiche come Ozon, ma anche una stratificata contaminazione tra diversi registri narrativi (il thriller psicologico, il giallo, il dramma sentimentale) che rispondono perfettamente ad una idea di racconto che fa dell'ambiguità e delle interferenze dell'inconscio una delle peculiarità principali della sua poetica tutta votata ad una manipolazione onirica e trasfigurante degli elementi del reale (Swimming Pool).
Se i sintomi non diagnosticati di una dolorosa endometriosi sono l'allarmante manifestazione del doppio che si cela nelle irrisolte conflittualità della protagonista, lo è altrettanto l'ambivalenza di un comportamento sessuale che passa con disinvoltura da una strategia seduttiva di studiata remissività, alla brutalità di una relazione carnale fondata sulla smaccata imposizione dei ruoli: una sperimentazione del doppio maschile (quello più femminile dell'uno e quello più mascolino dell'altro) che faccia emergere il doppio femminile di cui la stessa si fa portatrice (quello della seduttrice e quello della sedotta); in una continua spola tra la ricerca di una irrisolta serenità familiare ed una appagante dominazione dei sensi. Va da sè che ad uscirne a pezzi è la solita morale borghese fondata sulle bugie impunemente confessate ("mia madre è morta") e quelle di una inconfessabile verità frammentata dalla pluralità dei punti di vista (il tentato suicidio di Sandra), in un gioco di specchi che ricerca anche visivamente il riflesso di un controcampo che cela alla vista la reale natura dei suoi interlocutori. Con un gusto dell'orrido che qualcuno ha giustamente accostato a Cronenberg, le manifestazioni somatiche di queste perversioni si giocano tutte su soluzioni visive disturbanti, tra una vagina (dentata?) ululante che grida al mondo la sua rabbia, il chiralismo dei gemelli a specchio, le suggestioni di ancestrali pratiche di soppressione nei parti doppi, l'eccentricità genetica della trisomia cromosomica sessuale di gatti tartaruga che producono chimere mostruose e affascinanti, per finire con una finta gravidanza che principia con lo squarcio addominale di uno xenomorfo e finisce con il cesareo di una rimozione del senso di colpa che sembra saldare i conti con il passato (la madre di Sandra è...la madre di Chloe) e rappacificare le relazioni; almeno fino alla prossima volta che ci si guarderà allo specchio. Marine Vacth è una conturbante dea egizia dai capelli a caschetto e dalla bellezza felina. Presentato in concorso per la Palma d'oro al Festival di Cannes 2017, ha riscosso una accoglienza critica immeritatamente tiepida.
«Giù, giù all'inferno! E dì che ti ci ho mandato io! Sono venuto al mondo con le gambe per prime...E la donna gridò:"E' nato con i denti!"
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