Regia di François Ozon vedi scheda film
Film ispirato al romanzo “Lives of the twins” della prolifica scrittrice e poetessa Joyce Carol Oates, scritto con lo pseudonimo Rosamond Smith. Come premessa, ispirarsi ad una scrittrice così attiva e ampia per i temi che ha trattato nella sua lunga bibliografia è una scelta coraggiosa che implica però anche lo studio delle modalità affettive, relazionali e psicologiche tra persone, soprattutto nella sfera femminile (la Oates è autrice anche della pseudo-biografia Blonde ispirata alla Monroe). Ozon tenta di addentrarsi nella vita quotidiana e nella mente della protagonista Chloé (Marine Vacht) affetta da disturbi psicosomatici (forti dolori al ventre), sessuali e nel campo affettivo materno. Chloé rifiuta la sua condizione, il suo segreto, il suo essere femmina, il film infatti apre con un primo piano sulla protagonista mentre si fa tagliare i capelli, chiara e palese negazione della femminilità, preludio e preannuncio di un’ambiguità intrisa in tutto il film. Dopo una visita ginecologica decide di sottoporsi a sedute di psicoterapia dal Dottor Paul Meyer (Jeremie Renier). Avendo un forte transfert e contro-transfert da parte di Paul i due decidono di interrompere le sedute poichè provano affetto e iniziano a convivere. Qui nascono una serie di dubbi di Chloé sul proprio partner scoprendo l’esistenza di un fratello gemello, Louis Delord, che aprirà a una verità e al segreto di Chloé...
Thriller psicologico che ha molti richiami a Cronenberg come tematiche e a Hitchcock come schema. Riuscita la regia che usa e sfrutta bene molte tecniche visive. La sceneggiatura ha molte lacune e alla fine implode. Le potenzialità per essere interessante ci sono, ma i temi che indagano la psiche sono sempre terreni minati. Godibile per la bravura dei protagonisti, voto tra 5 e 6.
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