Un gruppetto di hippies americani a Roma si insedia in una villa di campagna. Fra loro c'è Eva, bella e dalla personalità irrisolta, che è incinta. In bilico fra realtà e sogno, è in agguato il dramma.
Definirlo cineasta irregolare è alquanto limitativo: Gian Vittorio Baldi (1930-2015) è stato produttore (per Pasolini e Godard, fra gli altri) e regista, sempre e solo impegnato in opere dalla forte impronta civile o quantomeno impegnate in una retorica 'alta'. Quest'ultimo è il caso di La notte dei fiori, le cui informazioni reperibili in rete sono davvero scarse e che proprio grazie al web ha avuto la possibilità di ritornare alla visibilità; difficile inquadrarlo: è un film postsessantottino in una certa (vaga) maniera (un gruppo di giovani hippies ne sono i protagonisti), un incubo a occhi aperti che non cede mai alle tentazioni dell'horror, nonostante un sanguinolento, coraggioso inserto nel finale; o ancora un'opera di argomenti prima ancora che di azione - la narrazione è quasi interamente ambientata in una villa. Cinema poetico sarebbe forse una possibile etichetta, che come tale lascia il tempo che trova, ma che può per lo meno aiutare lo spettatore comprensibilmente smarrito (fin da subito la storia si disperde fra realtà, sogno, dialoghi imperscrutabili, didascalie che fanno aggrottare le ciglia) a farsi una ragione (dell'incapacità di raggiungere il significato) delle immagini che scorrono sullo schermo. Nel cast: Dominique Sanda, Hiram Keller, Jurgen Drews, Macha Meril e Micaela Pignatelli; La notte dei fiori è uno dei pochi lungometraggi a soggetto firmati da Baldi, dalla mano sempre sicura dietro la macchina da presa e dall'ispirazione vivace in sceneggiatura, ma parrebbe non il meglio riuscito. 4/10.
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