Regia di Joe Wright vedi scheda film
Biopic celebrativo di una delle figure più importanti del XX secolo, "L'ora più buia" narra il primo mese come primo ministro della Gran Bretagna di Winston Churchill e gli accadimenti che dovette fronteggiare tra i quali la ritirata di Dunkerque e la possibilità di avviare delle trattative di pace con la Germania nazista. Joe Wright, regista inglese in continua e costante ascesa, racconta il dramma di un uomo che si trova alle porte dei 66 anni a reggere le sorti non solo della Gran Bretagna ma del mondo intero sulle proprie spalle, in uno dei punti di svolta della storia del secolo scorso, dovendo combattere non solo il nemico nazista che ha ormai soggiogato l'Europa intera ma anche la sfiducia e l'ostilità del proprio partito e (almeno inizialmente) del re Giorgio VI. Il Churchill che si mostra al pubblico, nonostante molte delle sue più controverse posizioni siano state epurate dalla sceneggiatura, è un uomo vulcanico, contraddittorio, brillante ma al contempo scontroso e burbero, le cui innegabili virtù sono controbilanciate da altrettanti vizi. In una ricostruzione scenica perfetta e con una fotografia dai forti contrasti chiaroscurali emerge la figura sgraziata ma imponente di un uomo capace di trascinare una nazione sull'orlo del baratro sino alla vittoria. Gary Oldman, reso irriconoscibile dall'encomiabile lavoro dei truccatori, si trasforma letteralmente in Winston Churchill: suo è il modo di incedere, suo quello di biascicare e borbottare, persino il gesto di fumare il sigaro o di sistemarsi il cappello con il bastone sembrano presi da un filmato di repertorio, ma l'attore inglese non si limita ad una semplice imitazione, bensì dà anima e corpo a un personaggio troppo grande per essere confinato in uno schermo, conferendogli tuttavia un'umanità che ce lo rende estremamente vicino. Da segnalare anche Kristin Scott Thomas, impegnata a rendere tutte le sfaccettature di un personaggio femminile complesso, forte e sofferto allo stesso tempo, Ben Mendelsohn nei panni del dapprima diffidente e poi comprensivo re Giorgio VI e Ronald Pickup in quelli del rassegnato ma pieno di dignità Neville Chamberlain. Più in ombra Lily James, il cui dimenticabile personaggio appare francamente di troppo. Un film biografico coinvolgente e rassicurante nel suo incedere classico e nella sua regia al servizio degli attori.
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