Regia di Joe Wright vedi scheda film
Minimo comun denominatore nei film biografici? La noia. Quando un regista decide di raccontare la storia di un personaggio realmente vissuto, spesso particolarmente incisivo per il corso degli eventi dell’epoca in cui milita, sa che offrirà allo spettatore una visione quantomeno soporifera e non molto allettante. Tanto che non mi sovviene nessuna pellicola che sia riuscita nell’intento di raccontare la vita di qualcuno senza automaticamente causare narcotici effetti in chi si approccia alla visione dell’opera; pur considerando che, tra i vari generi, quello biografico è senz’altro il più difficile da realizzare, se teniamo conto che è proprio in questi casi che lo spettatore presta particolare attenzione ai dettagli che devono combaciare quanto più alla veridicità dei fatti.
La pellicola diretta da Joe Wright non è da meno, e possiede tutte le pecche di cui sopra ma, come spesso accade, può vantare un protagonista di spessore: un Gary Oldman in sublime stato di grazia, talmente bravo a calarsi nel personaggio che risulta capace di illudere chi guarda, finendo per fargli dubitare del volto e dell’attore che si cela dietro il pesante trucco magistralmente composto, che è valso un Oscar a chi se ne è occupato.
Oltre Oldman, la cui performance vale da sola il biglietto del cinema, null’altro c’è. Per l’ennesima pellicola biografica che, per forza di cose, ha delle limitazioni in quanto a coinvolgimento; nonostante la suddetta si concentri sull’investitura del primo ministro e sulle decisive scelte durante gli ultimi attimi della seconda guerra mondiale. Riallacciandosi così (per nulla volutamente) ai fatti raccontati da Nolan e dal suo Dunkirk. Quasi a volerne essere un prequel che racconta sì lo sfondo storico ma più che altro si sofferma sulla figura di un uomo politico a dir poco fondamentale per la storia mondiale.
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