Regia di Joe Wright vedi scheda film
Uno spettacolo grandioso, magnifico, che poggia sull’interpretazione magistrale del protagonista e su una sceneggiatura solida.
Il Cinema per Joe Wright è Teatro. Anche quando non viene esplicitato al massimo della forma, come invece accade nel suo Anna Karenina, ciò è senz’altro ravvisabile nell’attenzione per i dettagli, che spaziano dalla minuziosità delle scenografie alla particolarizzazione delle prove attoriali. Non fa eccezione L’ora più buia, ultima tappa di un percorso autoriale atto alla drammatizzazione fieramente kitsch della fonte, storica o letteraria che sia.
Così assistiamo a quel breve lasso di tempo, dalla nomina a primo ministro di Winston Churchill all’operazione Dynamo, in cui l’Europa pare giunta al capolinea. In un panorama quanto mai cupo e crepuscolare, spicca il carisma del controverso Churchill di Gary Oldman: in un’interpretazione perfetta nel modo in cui si mette a disposizione della direzione registica, l’attore britannico ne indossa a necessità i panni più caricaturali possibili, per poi spogliarsene in quei pochi momenti di intima e reale scoperta del personaggio.
Perché il cinema di Wright è sfacciatamente fittizio, perso nella calcolata perfezione della rappresentazione. Così l’uomo è prima di tutto maschera: Churchill significa sigaro e drink. L’uomo insicuro e spaventato, nella toccante scena di confidenza con re Giorgio VI, non beve e non fuma. Liberatosi dagli oggetti di scena, può finalmente prendersi una pausa dal personaggio, dallo spettacolo. Uno spettacolo grandioso, magnifico, che poggia sull’interpretazione magistrale del protagonista e su una sceneggiatura solida.
Tutto ha valore simbolico nella messinscena, minuziosamente coreografata sia nella direzione degli attori che negli eleganti movimenti di macchina. L’atmosfera che permea l’opera, raffinata oltre ogni realismo, trasmette con efficacia la sensazione di un mondo giunto ormai alla fine e si sposa alla perfezione con l’istrionismo di Churchill: da grande oratore quale viene rappresentato, Cicerone è il modello esibito, la retorica la sua arma, il Parlamento il suo palco. Discorso, applausi, si chiudono le porte: cala il sipario. Ancora applausi.
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