Regia di Maccio Capatonda vedi scheda film
Piero Peluria, sindaco dell'immaginario paesino molisano di Acitrullo (16 abitanti in costante diminuzione), nel tentativo di creare un indotto economico per la sua risicatissima comunità, coinvolge il riottoso fratello Marino (che in realtà desidererebbe solo trasferirsi nella metropoli Campobasso) nel progetto di spacciare per omicidio la morte naturale della contessa Ugalda, dispotica maggiorente locale. La polizia e i media avidi di notizie di cronaca, guidati dalla criminologa televisiva Donatella Spruzzone, accorrono sul luogo del delitto e ben presto la situazione finirà fuori controllo.
Al suo secondo lungometraggio, Maccio Capatonda conferma in linea di massima i pregi e i difetti che avevano caratterizzato il suo esordio Italiano Medio: se da un lato alcune gag sono davvero geniali, decontestualizzate dai programmi televisivi nei quali sono nate e dilatate nell'ambito di un film perdono decisamente efficacia e anche la satira della provincia italiana e dell'invadenza dei media finisce per essere prevedibile e poco graffiante. Inconsistente, poi, l'inaspettato sviluppo "giallo" della sceneggiatura. Da Herbert Ballerina a Rupert Sciamenna, passando per Ivo Avido, inevitabile la rassegna di volti storici del "giro" Capatonda, ai quali si aggiungono Sabrina Ferilli, Fabrizio Biggio, Nino Frassica e Ninni Bruschetta.
Mediocre, fatta salva la stima per Capatonda: 5/10.
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